All’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede incontro per i 93 anni dai Patti Lateranensi
Il cardinale Parolin e il premier Mario Draghi a palazzo Borromeo
La crisi della guerra in Ucraina passa per Roma. Ieri pomeriggio momento cruciale è stato l’incontro all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, a palazzo Borromeo, in ricordo dei 93 anni dai Patti Lateranensi. Il Vaticano torna a dichiararsi disponibile a fare da mediatore tra russi e ucraini, e chiede la cessazione delle ostilità. Tra i presenti il premier Mario Draghi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e il segretario di Stato vaticano il cardinale Pietro Parolin.
La Santa Sede fa pressione sull’Italia affinché la Ue assuma una posizione diplomatica più decisa, e si augura che la visita di oggi dei premier di Ungheria, Slovacchia e Romania oggi a Kiev produca risultati concreti. Il Vaticano cerca di trovare una soluzione alla crisi con i suoi emissari in loco. Dunque Italia e Santa Sede sono impegnati per “uno sforzo condiviso per rendere più umane le condizioni di vita dei migranti, particolarmente di coloro che fuggono dalla guerra, anche tramite specifici interventi presso le nazioni di transito o che accolgono i rifugiati”.
Papa Francesco domenica ha lanciato il suo grido d’allarme: “Davanti alla barbarie della uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano c’e’ solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le citta’ a cimiteri”, ha detto nella preghiera mariana della domenica ricordando anche come Mariupol, citta’ che appunto porta il nome della Vergine Maria, “e’ diventata una citta’ martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina
“Sono rimasto impressionato anche dall’espressione del Santo Padre” ha detto domenica mattina. “Non solo le sue parole erano particolarmente forti, particolarmente incisive”, “mi sembrava particolarmente addolorato e non puo’ non esserlo”, “siamo tutti, non solo addolorati, ma sgomenti di fronte a questa guerra che non ha nessun senso”. “Dobbiamo associarsi al Papa”, ha detto Parolin, “dobbiamo esprimere tutto il nostro rifiuto per quanto sta avvenendo”, per “questa follia, come lui stesso l’ha definita piu’ volte”.