Bisogna agire rendendo intere aree a mobilità dolce. A Roma nel 2025 già 22 pedoni morti perché investiti
Le zone 30 vanno bene soprattutto per i quartieri, è un po’ meno facile nelle strade ad alto scorrimento. Ma è una sfida che può essere vinta anche a Roma, così almeno pensa Tommaso Pallottini, urbanista e già presidente della Consulta per la mobilità cittadina. Le 50 strade a velocità ridotta individuate dal Comune interessano in sostanza nove municipi, ma già sui social si levano le proteste di chi definisce ‘ideologica’ questa misura.
La velocità va abbassata in modo naturale
“Dobbiamo lavorare quartiere per quartiere – dice Pallottini – Bisogna far sì che le vie interne dei quartieri non possano essere utilizzate per andare da una parte all’altra di quella zona. Ma con una serie di sensi unici, facendo in modo che le strade del quartieri siano usate per muoversi all’interno del quartiere. Ecco che così si abbassa la velocità media, in modo naturale”.
Testaccio e Borgo Pio esempi di Zona 30 a Roma
Quanto dice Pallottini è successo a Testaccio, ma ancora prima a Borgo Pio. Ad esempio. Le strade del quartiere vicino al Vaticano non possono essere usate per andare da un estremo all’altro del quartiere, ma i sensi unici obbligano a rallentare. Insomma, è un modo di realizzare una zona 30 senza dover necessariamente mettere autovelox.
Restringere le strade
Per Pallottini, il controllo della velocità è da farsi con estrema puntualità nelle strade ad alto scorrimento. E’ chiaro che più la strada è larga e più la gente tende a premere sul pedale dell’acceleratore. Ogni corsia non diverrebbe essere più larga di 3 metri, ma non è facile considerato che i bus hanno bisogno di uno spazio più ampio per circolare.
Nel 2025 40 pedoni morti nel Lazio, 22 a Roma
Il problema rimangono sempre i controlli. Aumenteranno gli autovelox fissi e le postazioni mobili, ma saranno sempre una minoranza rispetto alle strade da controllare. Pensare che anche all’imbocco del sottopasso di piazza Pia c’è un cartello che indica il limite di 30 km/, ma qui nessuno va a meno di 60-70. Obiettivo è proteggere soprattutto le categorie più deboli. Nel Lazio nei primi otto mesi dell’anno sono morti 40 pedoni, 22 solo a Roma; 10 ciclisti di cui 2 a Roma.