100 capolavori archeologici esposti per la prima volta presso l’Aula Ottagona nelle Terme di Diocleziano, grazie al recupero e rimpatrio da parte del Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, guidato dal Generale di Divisione Francesco Gargaro
Dal 26 giugno, dopo anni di chiusura, il Museo dell’Arte Salvata propone al pubblico una nuova mostra dal titolo “Nuovi recuperi” presso l’Aula Ottagona nelle Terme di Diocleziano con il desiderio di custodire e soprattutto far conoscere opere e reperti tratti in salvo da trafugamenti, traffici illeciti e calamità naturali. Per promuovere la nuova apertura, l’ingresso sarà gratuito fino al 31 agosto 2025, per poi essere incluso nel biglietto del Museo Nazionale Romano.
All’interno della sorprendente Aula di forma ottagonale e coperta da una cupola a ombrello decorata in antico da stucchi, dove si doveva trovare l’antico frigidarium delle terme, oggi è possibile ammirare oltre 100 reperti archeologici di varie civiltà recuperati e rimpatriati dagli Stati Uniti d’America e da diversi Paesi europei tra il 2022 e il 2025 dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) in operazioni contro il traffico illecito di beni culturali, restituendo così al patrimonio nazionale beni di inestimabile valore e pregevole manifattura.
“Lo scavo clandestino aveva tolto la voce a questi reperti che ora sono tornati a vivere, poiché la loro funzione di testimonianza non si esaurisce mai. – afferma Luigi La Rocca, Capo Dipartimento per la Tutela del patrimonio culturale e del Paesaggio – Grazie a questi recuperi possiamo oggi ampliare le prospettive di ricerca, colmare dei vuoti e continuare a raccontare e spiegare la storia e l’arte antica”
“La riapertura di questo museo era per il Ministero della Cultura di notevole importanza, affinché potesse rappresentare un avamposto di legalità e un esempio per le nuove generazioni. – racconta Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale – Queste opere sottratte al mercato illegale, grazie al prezioso lavoro di recupero dal comando Carabinieri del TPC, completano qui il loro percorso di valorizzazione attraverso lo studio, la ricerca, per essere così raccontate nella fruizione e restituzione al pubblico. La valorizzazione è un atto consapevole e questo museo vuole essere un laboratorio aperto di studio e ricerca.”
Infatti, il nuovo allestimento è stato progettato con teche e pannelli modulabili con l’obiettivo di rinnovare continuamente lo spazio espositivo potendo accogliere ed esporre opere sempre diverse che nel tempo saranno recuperate e presentate al pubblico, grazie all’incessante attività svolta dai Carabinieri TPC. Dopo un periodo di esposizione in mostra i beni saranno poi, attentamente consegnati alla loro collocazione definitiva nei musei dei territori di provenienza antica.
“La riapertura del Museo dell’Arte Salvata celebra una nuova fase dell’impegno e della dedizione congiunta di tutte le Istituzioni coinvolte al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano illecitamente sottratto. – dichiara il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Questa rinnovata esposizione è la prova tangibile che ciò che ci è stato tolto può e deve ritornare ai territori di provenienza, rendendo le opere d’arte nuovamente fruibili a tutti i cittadini e sottolineando l’eccezionale lavoro svolto da chi si dedica instancabilmente alla loro salvaguardia”.
Le opere esposte hanno un pregevole valore archeologico e un’interessante vicenda giudiziaria e di recupero come le lastre dipinte in terracotta del VI – V a.C., provenienti sicuramente da Cerveteri e rimpatriate da New York, oppure la statuina di togato in bronzo con un’iscrizione dedicatoria in etrusco, assimilabile alle recenti scoperte di statue bronzee a San Casciano, che è stata recuperata grazie ad un’operazione nel 2023, denominata “Fenice” e che ha visto un’attiva collaborazione tra la magistratura italiana e la Polizia giudiziaria di Bruxelles, proprio a dimostrazione della vastità e difficoltà di questi recuperi.
Di notevole importanza anche le urne cinerarie etrusche policrome con personaggi femminili recumbenti, riccamente decorate databili tra il III e il II secolo a.C. riconducibili ad uno scavo illecito in Umbria nei pressi di Città della Pieve, e recuperate nel 2024 in un’operazione che è stata considerata uno dei più importanti recuperi etruschi mai realizzato.
In mostra anche numerose ceramiche di produzione apula, armature ed elmi da parata in bronzo provenienti da necropoli magno-greche, oreficerie etrusche, maschere teatrali in marmo del I d.C., bronzetti votivi e le statuine di menadi danzanti in terracotta.
La mostra è accompagnata da un catalogo scientifico edito da Silvana Editoriale, con contributi di studiosi e specialisti del settore e una ricca rassegna fotografica.