Presentato dossier, coinvolti 12 paesi dell'Etruria meridionale
L’Etruria meridionale si sta rigenerando. Stanno venendo rivalutati palazzi, borghi, percorsi costieri e naturalistici. La ciliegina sulla torta, però, sarebbe il riconoscimento come Capitale della cultura nel 2028. È questo, in sostanza, il piano presentato oggi a Villa Giulia, a Roma, sede del Museo Nazionale Etrusco. Si tratta di un dossier di candidatura sui generis, che vede Tarquinia capofila di un gruppo che include altri 11 comuni dell’area, ovvero Allumiere, Barbarano Romano, Blera, Canale Monterano, Cerveteri, Civitavecchia, Ladispoli, Montalto di Castro, Monte Romano, Santa Marinella e Tolfa. Per un progetto “diffuso” che prende quanto già pianificato per i prossimi anni e lo inserisce in un racconto omogeneo del territorio. Il titolo del piano è “La cultura è volo”, una suggestione che evoca i Cavalli alati simbolo di Tarquinia, si ricollega con gli uccelli sulle pareti della Tomba della Caccia e della Pesca nella Necropoli dei Monterozzi così come all’avifauna locale. “È un legame tra passato e presente – ha detto in conferenza stampa Francesco Sposetti, sindaco di Tarquinia – dà la speranza che questo territorio possa avere la giusta ribalta”. Da qui al 2028 quest’area tra mare e colline cambierà molto. “Si interverrà su tre assi strategici – ha spiegato l’architetta Enza Evangelista – il recupero dei borghi e dei centri, la riqualificazione degli edifici storici e il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità lenta”. Ci saranno investimenti nel Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, ma pure a Villa Giulia a Roma e altri gestiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale. Si lavorerà – tra le altre cose – sul Museo archeologico nazionale di Civitavecchia e nel porto della città, con tanto di progetto ispirato al Brooklyn Bridge Park di New York. “La storia è già scritta, le strutture già ci sono e le abbiamo messe in rete – ha aggiunto Lorenza Fruci, coordinatrice del dossier – la questione è dare un’anima” e promuovere al meglio un’area che non rientra nei flussi turistici principali. Saranno aperti infopoint fisici e digitali, hub culturali, spazi per residenze d’artisti e accademie per il recupero delle tradizioni. Il programma segue quattro temi che evocano l’interpretazione del volo degli uccelli: Trame di sapere (con mostre, esposizioni e attività accademiche), Scene in movimento (reading, ristampe e persino un contest per una serie tv sugli etruschi), Orizzonti che camminano (ossia itinerari, attività di birdwatching e Festival dedicati) e Tradizioni narranti (dal Carciofo in festa fino al Catana day). Il tutto sotto la guida di Etruskey, ente del Terzo Settore che da tre anni unisce soggetti pubblici e privati del territorio. “Tutte le città Capitali della cultura sono belle – ha detto la sua presidente, Letizia Casuccio -. La differenza sta nel fatto che qui la governance già produce risultati, li mette a sistema e li promuove insieme”. Il tutto con “la grande partecipazione del territorio”, ha ricordato Federica Scala, destination manager di Etruskey. Una candidatura senza dubbio peculiare, ma “non artificiale”, sostiene Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Per lui “nasce dalla memoria” perché “questi territori fanno parte dell’Etruria meridionale, un bacino economico nell’antichità, che faceva dialogare il litorale con l’entroterra”. A questo piano partecipa pure Villa Giulia, che “è un po’ la casa degli etruschi”, ha detto la direttrice, Luana Toniolo, che ha annunciato biglietti integrati tra le strutture coinvolte. Con la presentazione del dossier si è aperta la seconda fase dell’iter di selezione, che culminerà il prossimo 18 dicembre con l’individuazione dei finalisti. A marzo i Comuni ammessi presenteranno il progetto davanti alla giuria e poi sarà proclamata la “Capitale Italiana della Cultura 2028”.