L’Istituto presenta il suo rapporto annuale e “bacchetta” l’urbanistica romana
All’Istat Roma proprio non piace. Secondo l’istituto di statistica, la Capitale è una metropoli “dove l’espansione ha avuto luogo negli anni ’50, ’60 e ’70 lungo le arterie principali inglobando borgate, borghi e borghetti. Dagli anni ’80, la Capitale ha iniziato a conurbarsi con i piccoli comuni limitrofi, urbanizzando la campagna, debordando oltre il Grande raccordo anulare”. Ed è così che ha perso i suoi confini e la sua identità.
Ora, alla vigilia di un voto che si preannuncia più incerto del solito, il tema relativo all’urbanistico rimane confinato in secondo piano, mentre si continua a battibeccare su nomine, trasporti, municipalizzate e strade disastrate. Non c’è nessuno dei candidati che abbia aperto la discussione sul tema dell’edilizia, della riqualificazione, del decoro e soprattutto delle zone che necessiterebbero di una proverbiale mano di bianco. Così tutti e cinque i candidati si sono concentrati sulle periferie, con slogan che hanno mischiato il tema della sicurezza a quello della riqualificazione urbana. Eppure, nessuno di loro è sembrato convincente.