Condizioni di lavoro insostenibili. Giannini (Lega), fermare emorragia. Venerdì mattina a Torre Argentina a Roma si terrà una protesta del settore.
(immagine di repertorio)
“Oltre 600 infermieri regolarmente assunti nel Lazio hanno deciso di dimettersi perche’ le loro condizioni di lavoro sono diventate insostenibili: stipendi piu’ bassi rispetto al resto d’Europa con lo Stato che non ha nemmeno erogato loro l’indennita’ straordinaria Covid da 75 euro, turni massacranti e nessun turn over, aggressioni continue, decine e decine al giorno sopratutto nei pronto soccorso”. E’ l’allarme lanciato da Stefano Barone, segretario del sindacato Nursind Lazio, che rappresenta gli infermieri, in una intervista a “Il Messaggero”. “A licenziarsi e’ stata gente tra i 30 e i 50 anni. Soprattutto nel pubblico ma anche nel privato”, ha aggiunto Barone.
Venerdi’ mattina a Torre Argentina a Roma si terra’ una protesta del settore.
“Nel Lazio c’e’ un’altra emergenza sanitaria non piu’ procrastinabile, non stiamo parlando del Covid, ma dell’emorragia continua di infermieri, una categoria di lavoratori ad oggi terribilmente estenuata, stressata e, dal punto di vista occupazionale, delusa e demotivata, senza la quale non e’ pensabile affrontare alcun tipo di battaglia in piena pandemia”. Lo dichiara il consigliere regionale della Lega, Daniele Giannini, membro della Commissione Sanita’.
“Sentiamo continuamente annunci piu’ o meno tonanti – prosegue Giannini – sull’aumento di posti letto per fronteggiare l’emergenza Covid da parte di Zingaretti e D’Amato, ma finche’ non sara’ possibile assumere nuovi lavoratori del comparto sanitario tutto cio’ e’ letteralmente impossibile e a pagarne le conseguenze non saranno solo i malati da Sars Cov2, ma tutti i degenti nei reparti ospedalieri, coloro che sono in attesa di importanti operazioni chirurgiche, i malati oncologici e gli infermi in senso piu’ generale”.
Allo stato attuale gli infermieri “sono provati da anni di stress e fatica lavorativa -continua-, operano su turni massacranti e non trovano riscontri nella stabilita’ professionale, dal momento che moltissimi di essi vivono nel precariato, senza possibilita’ nemmeno di avere soddisfazioni dal punto di vista remunerativo, con buste paga sostanzialmente ferme da circa 13 anni a questa parte. Proprio per questo preferiscono licenziarsi e non stiamo parlando di prepensionamenti, ma di personale tra i 30 e 50 anni. Nel Lazio, ad oggi, mancano almeno cinquemila infermieri e tutto questo a fronte di una cronica mancanza di bandi di concorso di assunzione per personale sanitario da parte dell’amministrazione regionale. Quelli che vengono banditi, infatti, poi non vengono portati a compimento entro le date concordate e restano in stand-by, acuendo ulteriormente la situazione di emergenza”.
Nel frattempo “nella nostra regione -dice anche Giannini- le terapie intensive sono al limite della zona arancione, con solo piu’ 63 posti letto totali a disposizione della rete Covid. Purtroppo per il Lazio, il Governatore e i suoi, dopo ben due anni dall’inizio della pandemia e nel pieno della terza ondata, sembrano dare tutti i segnali di voler proseguire su questo fronte, magari un domani attingendo ancora dall’estero per procurarsi nuovi professionisti anziche’ stabilizzare i precari, proprio come sta accadendo per i medici. Occorre – conclude il consigliere regionale – un cambio di passo drastico, utilizzando una sufficiente fetta di fondi del Pnrr per invertire immediatamente una tendenza che da anni sta trascinando il settore, e con se’ tutta la regione, in un baratro da cui presto potrebbe essere troppo tardi per rialzarsi”.