Tra qualche settimana la stretta tariffaria voluta da Donald Trump impatterà sulle prime spedizioni da parte delle aziende laziali. E non sarà una salva di cannone
Le imprese di Roma e del Lazio sono attese al varco. Quale? Quello dei dazi, si intende. L’accordo tra Europa e Stati Uniti è solo sulla carta al momento. Prima che essi divengano operativi e impattino sulle spedizioni estere, ci vorrà qualche settimana. Giusto il tempo di salutare l’ennesima torrida estate ed entrare in autunno. Non troppo caldo, si spera. Le conseguenze per le imprese laziali, ci saranno tutte. Calcoli della Camera di commercio alla mano, qualora i dazi fossero rimasti al 30%, in mancanza cioè di un’intesa con Washington, per le aziende di Roma e del Lazio ci sarebbe stato un salasso di quasi mezzo miliardo.
Nel primo trimestre del 2025, il Lazio ha esportato d’altronde beni verso gli Stati Uniti per un valore complessivo di circa 1,6 miliardi di euro. Se i dazi al 30% fossero stati in vigore, l’impatto stimato sarebbe stato di oltre 483 milioni di euro. I settori più colpiti? Due su tutti: l’industria aerospaziale, con un impatto potenziale di circa 82 milioni di euro, e il comparto farmaceutico, che da solo avrebbe registrato una perdita di oltre 289 milioni. Così non è stato, l’asticella è scesa al 15%. La musica cambia, ma non troppo.
Ma intanto c’è già chi paga il conto. In Ciociaria e nel Lazio il settore che più potrebbe essere colpito dall’imposta di importazione negli Stati Uniti al 15% – è questo il tetto dell’aliquota fissato per i prodotti provenienti dall’Unione europea – è il farmaceutico, che in provincia di Frosinone è un colosso dell’export, che a sua volta rappresenta il motore trainante dell’economia locale. Ma non di soli farmaci vive l’uomo. E nemmeno l’americano, che tanto apprezza i prodotti Made in Italy, soprattutto del settore agroalimentare. Buon Ferragosto.