Ora, anche per le imprese del Lazio i dazi americani voluti da Donald Trump non sono più solo una minaccia lontana, ma una realtà
E adesso che l’accordo c’è, la domanda è: chi paga? C’è un’aria sospesa che si respira nelle zone industriali del Lazio. Un timore che non si vede ma si sente, forte e nitido, come l’eco di qualcosa che sta per arrivare. Tra Europa e Stati Uniti l’intesa è stata trovata: dazi reciproci al 15% per tutte le merci europee che se ne vanno in America, dall’auto al pharma. Salvo le dovute eccezioni. Ora, anche per le imprese del Lazio i dazi americani voluti da Donald Trump non sono più solo una minaccia lontana, ma una realtà. Anzi, sono un’onda pronta ad abbattersi su un’economia regionale che ha appena ripreso a camminare.
Inutile girarci intorno, i settori simbolo, vino, olio, pasta, meccanica di precisione, sono i più esposti. Quelli che raccontano il meglio del made in Lazio nel mondo. E ora rischiano di vedere vanificati anni di lavoro, investimenti, relazioni costruite con fatica. Ad oggi, cifre di Unindustria, l’export laziale verso gli Usa vale, infatti, ben 3 miliardi di euro, l’11% delle esportazioni totali e oltre un terzo (34%) dell’export extra Ue. I principali settori per valore esportato sono la farmaceutica (1,5 mld), l’alimentare e le bevande (205 mln di euro) e l’aerospazio (200 mln di euro).
Un export che nello scorso hanno ha premuto sull’acceleratore crescendo nei primi nove mesi del 10% rispetto al 2023 ed ha contribuito verso gli Stati Uniti per il 37% a tale progresso. Anche i numeri delle importazioni dagli Usa sono tutti positivi ed ammontano nel Lazio a 1,9 miliardi di euro, concentrate soprattutto nei settori della farmaceutica (1,2 mld), della metallurgia (162 mln) e dell’elettronica (100 mln). Gli States sono, inoltre, il primo paese per addetti delle imprese a controllo estero insediate nel Lazio e le multinazionali americane quotano 41mila addetti e 27 mld euro di fatturato, vale a dire il 13% e il 20% rispettivamente di tutte le multinazionali statunitensi in Italia. E adesso?