a fronte di un 12,3 per cento di dispersione scolastica su base nazionale nel 2025.
Nel Lazio il 10 per cento degli studenti abbandona la scuola dopo 8 anni, al termine delle medie a fronte di un 12,3 per cento di dispersione scolastica su base nazionale nel 2025. Si confermano differenze molto ampie tra le regioni: in Veneto il tasso di abbandono si colloca al 2,8 per cento, mentre in Sicilia al 23,6 per cento. È quanto emerge dal rapporto “Tutti a scuola” presentato oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. “Siamo scesi sotto il 10 per cento, una piccola buona notizia: la scuola sta cercando di riprendersi i suoi ragazzi. C’è un cambio di traiettoria nell’ultimo decennio”, ha sottolineato il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Dai dati elaborati, inoltre, l’abbandono scolastico dei giovani nel Lazio tra i 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media nel 2024 riguarda il 7,4 per cento degli studenti, un dato inferiore alla media nazionale del 9,8 per cento.
Il Lazio si colloca come la terza regione italiana con la minor incidenza di dispersione scolastica, secondo il rapporto: al secondo posto si trova Trento al 6,5 per cento e al primo, l’Umbria con un tasso di dispersione del 5,9 per cento. L’incidenza massima, invece, si raggiunge in Sicilia con il 15,2 per cento. Un altro elemento analizzato riguarda il tempo pieno. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2025/2026, il Lazio si colloca tra le regioni con copertura più ampia, raggiungendo il 70,8 per cento delle classi a 40 ore settimanali, insieme alla Toscana con una copertura del 66,8 per cento, a fronte di aree del Paese come Puglia (31,7 per cento) e Sicilia (20,7 per cento), dove la percentuale è sensibilmente più bassa. “Allargare il più possibile il tempo pieno è fondamentale per ridurre i divari territoriali”, ha osservato Impagliazzo. Accanto all’analisi statistica, Sant’Egidio ha illustrato le proprie attività. Solo a Roma la rete di scuole popolari conta oggi 6.220 iscritti, con 110 corsi di lingua e cultura attivi e 18 sedi solo nella Capitale. “Lavoriamo sull’integrazione anche perché non ci sia paura degli stranieri. Il fenomeno migratorio è strutturale e bisogna lavorare a superare le paure”, ha aggiunto il presidente