L'aggressione violenta ai danni di una donna avvenuta a Milano evidenzia una volta di più l'inadeguatezza dei supporti medici e legali per pazienti psichiatrici in Italia
Nessuno di noi ha la soluzione a portata di mano e le reazioni a certi fatti di cronaca sono sempre disordinate e discordanti.
Parliamo dell’aggressione armata e gravissima avvenuta a Milano dove un uomo con pesanti precedenti e importanti problemi psichiatrici ha accoltellato in modo molto serio una donna. Per lui una donna sconosciuta ma che rappresentava, in quel momento, l’obiettivo della sua mente malata. Poco importa il nome dell’aggressore importano invece i precedenti e i provvedimenti di cura, ricovero e pena con cui lo Stato Italiano è stato pronto ad assisterlo e a prevenire il reato. A prima vista pochi e comunque insufficienti a rattoppare il buco nero in cui era sprofondato l’uomo. Perché questa nazione di santi, poeti e navigatori si dimentica, forse volutamente, di tutti i suoi tanti figli deboli, problematici e malati di qualsiasi buia angoscia.
La legge e la sanità italiane sono totalmente sprovviste di “cultura e muri” per contenere la portata di questi episodi che sempre più spesso e con gravità crescente seminano morte e disgrazia.
Nessuno invoca la riapertura degli antichi manicomi com’erano intesi fino alla Legge Basaglia del 1978, ma nemmeno si può più immaginare che siano sufficienti le attuali strutture psichiatriche, quasi tutte a tempo, per curare schizofrenie, disturbi della personalità e seminfermità mentale.
Com’è stato tragicamente lampante, quando le vecchie strutture hanno decretato il liberi tutti, i malati mentali non hanno trovato all’uscita sponde familiari o affettive a cui appoggiarsi e fuori dal reparto adatto, seguiti da personale adatto e con l’assistenza farmacologica garantita, nessuno se ne vuol far carico.
Tanto si fa per altre patologie ma pochissimo si parla e si agisce per chi il male se lo porta nell’anima e nella mente.
Una volta era tabù parlare di tumore, poi è arrivato il prof. Veronesi e quel brutto male ha riacquistato il suo nome e la sua giusta gravità; ma altrettanto non è successo per la psichiatria e il malato, spesso ignaro di esserlo, diventa per la famiglia una vergogna, un castigo di dio, uno strambo se non un matto, di cui ridere o aver paura.
Solo 32 sono le Atsm (Articolazioni per la Tutela della Salute Mentale) italiane, collocate in 17 istituti penitenziari, uno per regione per un totale circa 300 posti.
Già nel 2023 la Società Italiana di Psichiatria denunciava la presenza di 700 pazienti, autori di reato, ad alta pericolosità ma liberi, quindi liberi anche di delinquere nuovamente.
E’ incredibile come, scorrendo su Google/IA, le info in materia siano vecchie di anni e i dati addirittura non certi.
Resta, però, sconvolgente il fatto che solo 1 malato su 3 riesca ad ottenere un trattamento medico adeguato.
E’ quindi evidente l’abisso di incapacità degli organi competenti che, con ritardo colposo, in circa 50 anni dalla chiusura dei manicomi non sono stati in grado di affrontare, sia la malattia mentale che i reati ad essa collegati, in modo concreto e definitivo.