il mercato degli affitti brevi/b&b ha subito un rallentamento inatteso capace di modificare l'offerta immobiliare. Il giubileo non è stato risolutivo per quest'offerta extra alberghiera che ora piange anche per le nuove regole e gli stringenti controlli
Appartamenti affittati per pochi giorni, alloggi e camere che si prenotano via internet senza alcun controllo della reale identità dell’ospite e, molto spesso, con pagamenti non tracciabili. Funziona così, per molti b&b cittadini, la gestione degli affitti brevi e brevissimi. Una modalità di locazione che viene da lontano sia temporalmente che geograficamente, ma che ha visto nella Capitale una crescita continua e irrazionale a partire dagli anni 2000 grazie anche a un totale disinteresse degli organi preposti e a vuoti normativi quasi correi.
Roma nel passato era una meta imprescindibile del Grand Tour, ma ora che il concetto di viaggiatore colto e curioso è stato sostituito dal turista mordi e fuggi che molto vede e fotografa ma che poco assimila, anche l’offerta extralberghiera si è adeguata e rafforzata. E indubbiamente di turisti nei punti chiave della nostra Città se ne vedono a frotte compatte, ma quando scende la sera è come se sparissero: alcuni in albergo, altri nei b&b e, sempre in numero crescente quelli che ripartono definitivamente.
Il mondo dell’ospitalità si è gonfiato all’idea del Giubileo e in vista dell’arrivo dei presunti milioni di pellegrini, molti proprietari hanno apparecchiato la loro residenza per il tanto auspicato via vai, rintanandosi altrove. Ma l’ondata di fedeli si è rivelata al di sotto delle aspettative e quindi i tanto attesi guadagni si sono risolti in un miraggio e l’offerta di alloggi per soggiorni brevi è stata di gran lunga superiore alla domanda. L’occupazione media è rimasta intorno al 70% e i prezzi giornalieri si sono ridimensionti in modo sensibile: dalle richieste iniziali di 150-190 euro a notte si è scesi spesso a 50-100 euro.
La logica delusione ha spinto molti proprietari a rivedere la scelta b&b per tornare a locazioni sul medio/lungo periodo, meno redditizie ma più sicure e meno onerose. Una vera inversione ad U dell’offerta immobiliare.
Altre voci hanno inciso, senz’altro, sul ridimensionamento della nuova formula, come ad esempio: l’introduzione del CIN (codice identificativo nazionale), del CIR (codice identificativo regionale), alla scelta di Airbnb di sospendere gli annunci privi di CIN, i maggiori controlli di polizia e finanza, la richiesta, per non dire, l’obbligo di maggiori standard di sicurezza e per finire il nodo delle vituperate keybox, di fatto limitazioni inattese e costi non previsti.
Quindi il box che con minime aggiustatine si poteva trasformare in una miniera d’oro, ormai, è da dimenticare.
Più di 300 b&b abusivi sono stati chiusi e nel periodo 24/25, la polizia locale ha controllato più di 6.000 strutture.
Gli alloggi non regolari, oltretutto, non registrano gli ospiti con grave pericolo per la sicurezza della Capitale e della Nazione intera, in più non versano la tassa di soggiorno e questo per Roma comporta un minor introito tra i 20 e i 40 milioni di euro all’anno secondo le stime dell’assessore Alessandro Onorato.
Ciò detto, faccio una piccola considerazione conclusiva: non è che in Città vengono su come funghi e a ritmo serrato sempre nuovi hotel a 5 stelle dimenticando completamente la fascia intermedia o i low spender (3 stelle ecc) a cui suppliscono i b&b che tolgono, però di fatto, troppe possibilità abitative ai romani?