Compri fake e piombi nell’incubo. Il caso Temu a Roma

Un romano compra da Temu una maglietta Disney fake, la dogana apre il pacchetto e parte una sanzione da capogiro. E le migliaia di merci che i venditori ambulanti ci offrono? E quei negozi che vendono falso e lo fanno pagare per autentico? Mistero

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Chi non desidera ardentemente una Kelly Hermes o un Rolex Submariner? Tutti, o meglio tantissimi fra noi. Ma dato che i prezzi sono inarrivabili e praticamente fuori portata, o si mastica amaro o ci si rivolge al mercato del falso più o meno credibile. Per arginare questo fenomeno che esiste da sempre e oggi amplificato dall’uso e l’abuso di piattaforme internet soprattutto estere ci sono leggi ad hoc che, però pare, siano state applicate all’acqua di rose. Ma per lo sfortunatissimo compratore romano che si era rivolto a Temu, non si sa come nè perchè, hanno dato il meglio di sè gli articoli 473 e 474 del codice penale e il meschino, a fronte di un acquisto di circa 40 euro si è visto recapitare una multa da 618 euro.

Lo sappiamo da così tanti anni che è cosa punibile comprare da venditori ambulanti abusivi e per qualche estate (una, forse due) giravano fra le italiche sabbie uomini in divisa che picchiavano forte economicamente l’illegale venditore e l’altrettanto illegale compratore. Poi gli uomini in divisa sono spariti dai nostri lidi e, come se piovesse, sono ricomparsi i “vù cumprà”, numerosi, pieni di merci varie e allettanti, incalzanti, noiosi e divertenti allo stesso tempo. Quei negozi itineranti siamo tutti ben coscienti che non vendono nulla di originale o made in italy e che tutto quello che hanno, vuoi sul braccio o ben nascosto nelle loro borse gonfie all’impossibile, viene da paesi lontani dove il lavoro costa poco, i bambini a volte non vanno a scuola e son considerati mano d’opera a basso prezzo e dove tutto si assembla alla perfezione per poi partire per arrivare a noi, superando viaggi e dogane. Ecco, appunto, le dogane; non mi sogno nemmeno di supporre che le nostre dogane operino con reti a maglie larghe, certo si è che al pacchettino del povero romano è capitata la mala sorte di essere sorteggiato, fra milioni di altri, di essere aperto per scoprire che dentro c’erano dei fermacapelli e una maglietta imitazione Disney; finta. Orrore e raccapriccio. Parte la multa per introduzione da paesi esteri di merci che violano le norme in materia di origine, proprietà industriale e diritto d’autore e partono anche gli avvocati della Disney che di fronte a un fatto di cotali dimensioni e gravità devono dimostrare la violazione dei diritti di proprietà intellettuale al fine di ottenere perizia tecnica sulla natura genuina o contraffatta della merce esaminata.

Pur coscienti e addolorati dall’espansione del mondo del fake o dupe, che dir si voglia, l’azione intrapresa dalla legge nei confronti dell’incauto compratore romano mi pare eccessiva.

Ai vù cumprà di cui sopra la merce simil-originale non manca mai e in risposta ad una tua domanda arriva in brevissimo tempo l’oggetto desiderato.

Quest’estate in una piccola spiaggia fuori mano ho visto recapitare a signore super godute dei borsoni a rete con YSL dorato e visibile anche nella nebbia fitta.

Il mercato del falso viaggia a gonfie vele visto che gli originali sono, ormai, dedicati solo agli high spender o agli influencer.

Se nelle righe sopra forse ho un po’ giocato, mi sento, ora, in dovere di ricordare che il falso “costa”, secondo Confcommercio, all’Italia la bellezza di circa 7,2 miliardi di euro drogando il mercato e creando sempre nuova disoccupazione.  Ma non c’è soluzione perchè il bombardamento pubblicitario ci piega, sempre più, a modelli di apparire dai quali troppi di noi non si sentono di derogare

 

 

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