Marra, Raggi a un bivio: dimissioni o ampliamento del “cerchio”

La sindaca deve trovare nuovi punti di contatto con la classe dirigente – che le è ostile - e fare attenzione alle infiltrazioni

“Virginia Raggi passi la mano, non metta la testa sotto la sabbia”. Il giudizio di Roberto Saviano dopo l’arresto di Raffaele Marra, con il quale il sindaco di Roma aveva stretto un vicinissimo rapporto, è drastico. Dimissioni inevitabili perché – sempre secondo l’autore di Gomorra – la Raggi “non ha capito la complessità del reale”, vale a dire l’importanza della qualità delle scelte da parte di chi ha grandi responsabilità, come il sindaco di una metropoli. Saviano denuncia anche quanto il Movimento Cinquestelle sia a rischio di infiltrazioni di soggetti con un discutibile curriculum, in cerca di coperture e vantaggi, millantando grandi capacità.

È nota l’intransigenza talvolta eccessiva del coraggioso scrittore e giornalista, ma se in questa occasione è difficile dargli torto è il caso di approfondire le ragioni degli sbagli di Virginia Raggi e la vocazione a mettersi accanto persone inadeguate.

La complessità del reale, come la chiama Saviano, a Roma è veramente difficile da affrontare, soprattutto quando mancano le radici con una classe dirigente organica, solidale e molto integrata coi partiti tradizionali, dal Pd a Forza Italia. Così Virginia Raggi, dopo aver vinto le elezioni e aver ottenuto un largo consenso dai cittadini, ha dovuto poi confrontarsi tanto all’interno del Comune, quanto all’esterno, con un élite ristretta ma molto potente e diffidente verso il nuovo che il partito della neo-sindaca rappresenta.

Questa diffidenza ha creato una sorta di vuoto intorno a Virginia, come dimostra la difficoltà incontrata nel riempire le caselle della sua squadra di comando. E ha messo subito in evidenza la sua solitudine e la debolezza delle sue relazioni. Tanto da consentire a personaggi con un passato poco cristallino come Marra di infiltrarsi e assumere ruoli capaci di condizionare le sue scelte. Se l’onestà è una conquista quotidiana per ciascuno, governare con la massima trasparenza come è la mission dei Cinquestelle non può essere considerato solo un ambizioso obiettivo, ma piuttosto una meta da raggiungere giorno dopo giorno.

Purtroppo il percorso di Virginia Raggi, come descritto nell’articolo di Iorlano “Il Campidoglio a Pezzi”, è finora occupato da macerie e le sue promesse elettorali sono ancora lontane dalla realizzazione. C’è da chiedersi se basti l’autocritica che ormai è abituata a fare o ha ragione Saviano a sostenere che è giunta l’ora dello showdown finale.

Certo è che un sindaco di Roma con una maggioranza bulgara in Consiglio comunale, ma tutta la città che conta contro, non può riuscire a governare. Occorre una maggiore capacità di “inclusione”, ossia far partecipare gli “esterni” ai Cinquestelle, senza scalfirne l’autonomia; serve una disposizione d’animo verso un grande progetto di risanamento morale e di rilancio organizzativo di Roma Capitale, presupposto fondamentale per la soluzione degli enormi problemi, dai trasporti ai rifiuti, che si aggravano quotidianamente. Se Virginia se la sente di allargare il “cerchio magico” resti. Altrimenti meglio che si dia per vinta.

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