Pranzi vegani nelle scuole di Roma Capitale. È questa una delle principali novità introdotte dal nuovo regolamento sulla refezione scolastica discussa nella Commissione Scuola capitolina. Come spiegato da Maria Teresa Zotta, presidente pentastellata della commissione, la fruizione del menù vegano sarà possibile solo se accompagnata da una richiesta dei genitori e previa esibizione del certificato medico.
Il tema è controverso e solleva una grande questione: è giusto che la scuola ceda alle sue prerogative quando si parla dell’alimentazione degli studenti?
La scuola dovrebbe avere una funzione educativa che prescinde dalla volontà di alcuni genitori o dalle prescrizioni imposte da teorie alimentari controverse.
Come sarebbe intollerabile intimare di togliere alcune fasi della storia del ‘900 dai programmi scolastici, così è innaturale che un’istituzione come la scuola ceda a un fondamentalismo alimentare travestito da relativismo o addirittura da filosofia.
La complessità della questione impone alcuni accostamenti forzati con la questione annosa dei no-vax, in cui i genitori che hanno remore nei confronti dei vaccini sono soliti dire “il figlio è il mio e se vaccinarlo lo decido io”.
Anche se i menù vegani non corrono il rischio di contaminare nessuno, resta il dubbio se un genitore possa disporre a piacimento del corpo del figlio, anche quando vengono poste in essere abitudini sbagliate.
Molti studi hanno rivelato come uno stile di vita vegetariano esponga a maggiori rischi di contrarre alcune malattie, a difficoltà nei rapporti sociali e richiede più trattamenti sanitari rispetto agli onnivori. Vale la pena citare una ricerca dell’Università di Graz riportata dal The Guardian.
Nelle scuole i menù vengono decisi da dietologi o da nutrizionisti incaricati dall’amministrazione comunale, nel caso delle scuole comunali, o dal dirigente scolastico nel caso delle paritarie. I pasti vengono scelti in base a criteri di stagionalità, qualità nutrizionale e soprattutto varietà.
Perché un’istituzione come il Comune di Roma ha deciso di introdurre dei menù che rischiano di non rispettare questi principi?
Nella nota di Maria Teresa Zotta si annuncia la novità equiparando il menù vegano a quelle delle altre religioni. Il Comune di Roma indirettamente paragona il ‘veganismo’ al Cristianesimo, all’Islam e all’Ebraismo. Apprendiamo – non si finisce mai di imparare – che “The Vegan Cook’s Bible” di Pat Crocker vale come la Torah, Il Corano o il Vangelo.
Molti sono concordi con una scelta che garantisce una possibilità in più per chi ha altre sensibilità perché “tanto poi i bambini a casa mangerebbero comunque vegano”. Ma la scuola è educativa per definizione, e far provare agli alunni un’alimentazione variegata sarà in grado, un giorno, di fargli scegliere consapevolmente se continuare con l’integralismo dei genitori o diventare onnivori.