Vaccini: pediatri sollecitano l’obbligo anche ai minorenni

Uno studente su tre lo rifiuta. Allarme della Fimp: oltre il 30 per cento delle famiglie non è convinto. Cluster Covid al S. Eugenio, chiuso il pronto soccorso dell'Eur

La campagna anti-Covid Vaccini, allerta dei pediatri «Molti ragazzi lo rifiutano» Scuola, rifiuta il vaccino uno studente su 3 I pediatri: serve l’obbligo ^Allarme della Fimp: oltre il 30% delle famiglie non è convinto Cluster Covid al S. Eugenio, chiuso il pronto soccorso dell’Eur A una settimana dalla riapertura delle scuole il 40 % dei raga2zi nella fascia 12-18 anni non si è vaccinato. Tra i pediatri c’è preoccupa2ione: c’è uno 2occolo duro di famiglie che continua a rifiutare le iniezioni. E con una quota così consistente di raga2zi non protetti, sarà complicato allentare le misure di sicurezza in classe.

LA CAMPAGNA

Manca una settimana alla riapertura delle scuole, ma il 40% dei ragazzi nella fascia 12-18 anni non si è vaccinato. Tra i pediatri c’è preoccupazione: le vaccinazioni tra gli adolescenti erano partite bene, i “Junior day” a ridosso delle vacanze hanno registrato un buon numero di adesioni, ma oggi, a 8 giorni dall’avvio dell’anno scolastico, c’è uno zoccolo duro di famiglie che continua a rifiutare le iniezioni, E con una quota così consistente di ragazzi non protetti, sarà complicato allentare le misure di sicurezza in classe, a cominciare dall’obbligo di mascherina al chiuso, che può venire meno solo se tutti gli alunni in presenza sono immunizzati.

Soprattutto, sarà molto più difficile governare i cluster tra i banchi, dicono i dottori.

I “RE-CALL”

«I solleciti ai genitori sono quasi terminati – racconta a ‘’Il Messaggero’’ Teresa Rongai, la segretaria romana della Fimp (federazione italiana medici pediatri) – Molti colleghi, come me, sono tornati prima dalle ferie proprio per fissare gli ultimi appuntamenti».

Con un sistema chiamato “Pediatotem”, sono state ricontattate le famiglie dei ragazzi non vaccinati. «Ma oltre il 30% non si convince: non vuole il vaccino. C’è poco da insistere». Ecco perché, secondo la segretaria della Fimp, bisognerebbe estendere l’obbligo vaccinale anche ai minorenni: «Penso sia necessario fare così – dice Rongai – Serve uno scatto di reni finale. C’è in gioco la salute dei ragazzi e la sicurezza del ritorno a scuoia. E sull’ obbligo, c’è già il precedente del personale sanitario».

Naturalmente, aggiunge il numero uno dei pediatri romani, «aspettiamo che l’Aita e l’Ema autorizzino il vaccino non solo in via emergenziale, ma questa è la strada da percorrere».

Nel Lazio il 45% dei ragazzi nella fascia 12-19 anni ha completato il ciclo vaccinale. Quasi il 15% ha ricevuto la prima iniezione e aspetta il richiamo. Resta quindi il 40% dei giovani da immunizzare. Alcuni si sono già prenotati negli hub o negli studi di base. Ma appunto una quota tutt’altro che marginale, oltre il 30%), non ne vuole sapere.

«In questa situazione – conclude la Fimp – siamo preoccupati per i focolai che si potranno registrare nelle scuole appena ripartiranno le lezioni». Il rischio è che vada in onda un film simile all’anno scorso, con chiusure e quarantene. Nelle medie e nelle elementari partirà una campagna di test salivari “random”, per tenere d’occhio la circolazione del Covid e soprattutto della variante Delta.

Allarmano alcune situazioni, come il focolaio all’ospedale Sant’Eugenio: ieri il pronto soccorso è rimasto chiuso, riservato ai soli codici rossi portati dalle ambulanze del 118 per permettere le sanificazioni. Spettrali le sale, incredibilmente vuote. Dalla mattina degenti anche di altri reparti e operatori sanitari sono stati sottoposti al tampone dopo la scoperta dei primi positivi. «Avevamo chiesto di sottoporre nuovamente il personale vaccinato al dosaggio degli anticorpi per valutare la capacità di risposta al virus – dicono a ‘’Il Messaggero’’ Michele Cipollini e Giancarlo Delli Santi della Fiais – ma non è stato fatto. La situazione critica del S. Eugenio si sta ripercuotendo sul Cto».

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