Elezioni Quirinale: mai un romano Presidente 

Come se Roma, essendo già Capitale d’Italia non possa esprimere un Capo dello Stato. Napoli ha dato i "natali" a ben tre Presidenti

Ci siamo. Dopo mesi e giorni di tamburellamento, soprattutto nei confronti di Sergio Mattarella perché restasse, sia pure per un breve periodo, al Quirinale, i 1008 Grandi elettori (sarebbero stati uno in più ma proprio alla vigilia del voto è venuto a mancare Vincenzo Fusano, deputato di Fi) hanno iniziato a votare per il nuovo capo dello Stato.

Finora manca un accordo tra le forze politiche e quindi si naviga a vista e ciò, a meno di clamorose sorprese, dovrebbe essere per le prime tre votazioni, quando è richiesta una maggioranza qualificata (672 voti). I veri giochi cominceranno quindi giovedì 27 gennaio, quando per essere eletti basterà un voto in più della maggioranza dei Grandi elettori, ovvero 505 voti. Da quel momento tutto è possibile e si giocherà la vera partita.

Di nomi se ne fanno molti, tra favori e veti. Non vogliamo entrare nel merito del “Toto-Quirinale”, ma una cosa vogliamo evidenziare ovvero che dal 1946, nascita della Repubblica, a oggi, sono stati eletti dodici presidenti della Repubblica, ma nessuno di questi era un romano o un cittadino della Regione Lazio. Sembra proprio che ci sia stata una “conventio ad excludendum” per la quale Roma, essendo già la Capitale d’Italia, non può esprimere anche il capo dello Stato.

Infatti, se andiamo a scorrere l’elenco dei presidenti della Repubblica, non in ordine di elezione, ma in base alle origini regionali, possiamo notare che il Piemonte ha espresso tre capi dello Stato, ovvero Luigi Einaudi (nato a Carrù, nel cuneese), Giuseppe Saragat (Torino) e Oscar Luigi Scalfaro (Novara). La Liguria ha portato al Quirinale Sandro Pertini (San Giovanni, frazione del comune di Stella, nel savonese). La Sardegna ha avuto due presidenti, Antonio Segni e Francesco Cossiga (entrambi di Sassari). La Toscana, come la Sardegna, ha eletto Giovanni Gronchi (Pontedera, provincia di Pisa) e Carlo Azeglio Ciampi (Livorno). La Campania, come il Piemonte, ha avuto tre presidenti, Enrico De Nicola (Napoli), Giovanni Leone (Napoli) e Giorgio Napolitano (Napoli). Abbiamo poi la Sicilia, con l’uscente Sergio Mattarella (Palermo). Facendo un excursus storico nell’Italia pre-unitaria, possiamo notare che il Regno di Sardegna ha espresso sei presidenti della Repubblica; il Granducato di Toscana due ed il Regno delle due Sicilie quattro. Brilla per la sua assenza lo Stato della Chiesa. Altra annotazione, Napoli ha dato i natali  ben tre capi dello Stato, sopravanzando Sassari (due).

Poiché ci rifiutiamo di pensare che Roma ed il Lazio non abbiano cittadini in grado di andare al Quirinale, sarebbe pure ora che uno dei prossimi presidenti della Repubblica fosse nato nella nostra città o nella regione. Tra i nomi dei papabili attuali ci sono due romani, Mario Draghi, presidente del Consiglio, e Paolo Gentiloni, commissario europeo, ma entrambi sembrano tagliati fuori dalla corsa per il Quirinale. Il primo perché molti parlamentari temono che, con lui al Colle, le elezioni anticipate sarebbero inevitabili; il secondo perché targato PD e quindi non gradito dal centrodestra che, essendo maggioranza relativa tra i Grandi elettori, cerca di portare al Quirinale un uomo o una donna della sua area. Così, a quanto pare, Roma ed il Lazio dovranno ancora aspettare

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