“Mi hanno spogliato in mutande, poi mi hanno legato alla sedia. Dopo avermi torturato mi hanno coperto il volto con lo scotch e mi hanno bastonato”. Non è la scena di un film ambientato nel Messico dei narcotrafficanti, ma il racconto che un 16enne fa al dorso romano de La Repubblica sulla notte del 5 gennaio quando viene prelevato dalla sua abitazione e portato in un garage alla Massimina.
Il giovane è stato “rapito” per un debito di droga – 37mila euro – da un gruppo composto da tre maggiorenni e quattro minorenni. “Una volta nel garage – racconta la vittima ai carabinieri di Trastevere che hanno raccolto la sua denuncia – Mirko mi ha subito colpito con diversi pugni. Poi gli altri. Dopo i primi colpi mi hanno legato a una sedia. Io non ho reagito perché ero impaurito dal fatto che mi trovavo in un luogo chiuso dove c’erano dieci persone. Ho addirittura temuto che mi potessero ammazzare”.
Il 16enne aggiunge dettagli che fanno accapponare la pelle, racconta di essere stato letto con corde e scotch con le mani dietro la schiena e le gambe ai piedi della sedia. E ancora, di essere stato torturato con la testa sbattuta per terra e poi colpito con una mazza da baseball di ferro.
Il gruppo, come emerso dalle indagini coordinate dal pm antimafia Carlo Villani, avrebbe torturato anche un altro giovane pusher per costringerlo a lavorare per loro. Inoltre, su commissione, avrebbero fatto esplodere una bomba carta a Primavalle per punire un pregiudicato.