Giulia Cecchettin, l’arresto di Filippo Turetta: ecco la ricostruzione

Il 22enne è stato fermato a 150 chilometri da Lipsia in Germania: era sul lato della strada, tradito dai fari spenti

E’ stato arrestato all’alba di oggi, domenica 19 novembre, Filippo Turetta. A quanto apprende l’Adnkronos, il 22enne – accusato dell’omicidio dell’ex Giulia Cecchettin – è stato fermato mentre sostava su un’autostrada in Bassa Sassonia, a 150 chilometri da Lipsia in Germania. Era sul lato della strada, con le luci spente, mentre la legge tedesca prevede che le luci siano sempre accese. I poliziotti tedeschi si sono fermati per un controllo e hanno riconosciuto il giovane e la targa, che era stata segnalata dall’Interpol.

Secondo la Bild, sono stati alcuni automobilisti a segnalare già ieri sera la presenza di un veicolo fermo sulla corsia di emergenza dell’autostrada 9, nei pressi di Bad Duerrenberg (Sassonia-Anhalt). Quando un’auto di pattuglia ha effettuato il controllo poco dopo le 22, Turetta si è avvicinato agli agenti e si è lasciato arrestare senza opporre resistenza.

“Nel giro di 48 ore sarà in Italia per essere processato”, ha affermato il ministro e vicepremier Antonio Tajani. Nel frattempo Turetta sarà verosimilmente trasferito nel carcere di Lipsia. I giudici tedeschi decideranno poi sull’estradizione.

Di Turetta si erano perse le tracce da domenica scorsa, quando la sua auto era stata intercettata in Austria. Ora sarà un giudice tedesco a dover valutare il Mae, ossia il mandato di arresto europeo, e a decidere sulla consegna del giovane, già da venerdì scorso iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio.

Da quando l’auto del 22enne era stata avvistata in Austria si erano fatte mille ipotesi sul destino del giovane in fuga da Vigonovo (Venezia). Su di lui era stata emessa un’ordinanza di arresto, quindi diffuso un mandato di arresto europeo per omicidio volontario aggravato, dopo che le forze dell’ordine avevano visionato le immagini delle telecamere della zona industriale di Fossò. Immagini inequivocabili: la sera di sabato 11 novembre i due litigano animatamente nell’auto, muovono le mani, poi Filippo sembra colpirla al viso. Lei scende dall’auto, scappa, lui la insegue, la prende per il cappuccio del giaccone e la colpisce violentemente, forse con un coltello. Giulia cade, sanguinante ed esanime. Filippo la prende per i piedi, apre il portabagagli e la getta dentro. Con quel corpo il 22enne viaggia per oltre 100 chilometri fino a quel lago artificiale nel cuore della Valcellina dove ieri è stata trovata dopo giorni di ricerche e speranze. La fuga di Filippo prosegue in solitaria. Con la sua Gran Punto punta verso il Friuli, poi raggiunge San Candido domenica mattina 12 novembre ed entra in Austria dove per ben due volte passa sotto un targasystem tra Lienz e la Carinzia. Le sue tracce si perdono fino a oggi quando viene bloccato in Germania a bordo della sua auto.

Mandato d’arresto europeo: come funziona

Il mandato d’arresto europeo, basato sul riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie, semplifica rispetto al passato le operazioni di consegna. Se Filippo dirà ok al ritorno in Italia la decisione del giudice tedesco potrebbe già arrivare in settimana (massimo entro 10 giorni), in caso contrario, invece, i tempi si allungherebbero: il difensore del 22enne potrebbe, ad esempio, chiedere rassicurazioni sulle condizioni garantite dall’Italia in tema carcerario, ma in ogni caso la decisione tedesca deve arrivare entro 60 giorni dall’arresto di Turetta.

“Con l’arresto si è chiuso un cerchio, ma non conosco i dettagli, né le condizioni di Filippo Turetta”. La famiglia di Giulia ha reagito con “grande dignità”. Sono le parole che Nicola Conforti, comandante provinciale dei carabinieri di Venezia, pronuncia uscendo dalla villetta della famiglia Cecchettin a Vigonovo.

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