Messina Denaro, arrestati due fedelissimi del boss

In manette Emanuele Bonafede, 50enne di Castelvetrano, e Lorena Ninfa Lancieri. "Fornivano assistenza durante sua latitanza"

Nuovi arresti nella cerchia del boss Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani hanno arrestato Emanuele Bonafede, 50enne di Castelvetrano cugino di Andrea Bonafede, considerato il prestanome del boss, e Lorena Ninfa Lancieri, 48enne nata in Svizzera. I due sono accusati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato Cosa nostra.

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Secondo gli inquirenti avrebbero ospitato il capomafia, da latitante “in via continuativa e per numerosi giorni”, nel loro appartamento di Campobello di Mazara (Trapani). La coppia, sempre secondo la Dda di Palermo, avrebbe fornito al boss “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza”, consentendo al padrino “di mantenere quella apparenza di ‘vita normale’ che ha senza dubbio costituito uno dei pilastri della pluridecennale capacità di Messina Denaro di nascondersi e mimetizzarsi pur rimanendo attivo sul proprio territorio”. I due lo avrebbero anche “concretamente aiutato ad eludere le ricerche delle forze di polizia”.

Ad inchiodare i coniugi, una foto del boss seduto a gambe accavallate, con un bicchiere di rum nella mano destra e un sigaro gigante nella mano sinistra. La foto, scattata nel salotto della coppia arrestata, è stata trovata proprio sul telefono cellulare di Messina Denaro. Loro sostengono di non sapere che fosse il capomafia, ma gli inquirenti non credono a questa versione.

Subito dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, la coppia si presentò dai carabinieri per raccontare di averlo riconosciuto come colui che gli era stato presentato tempo prima come un medico in pensione dal nome Francesco Salsi. Ma a smentire i due sono stati i video di una telecamera di sorveglianza installata vicino a un negozio a Campobello di Mazara, a due passi dalla loro abitazione. Da qui risulta che il boss non era una conoscenza saltuaria ma che andasse tutti i giorni in quella abitazione. “Si è trattato, del resto, di una ospitalità che ha senza dubbio avuto dei costi non irrilevanti per una famiglia non particolarmente benestante – come scrive il gip – famiglia che quindi è del tutto irragionevole pensare che possa essersi assunta il pieno sostentamento di uno sconosciuto medico in pensione”. Dai video si vede anche come la coppia controllasse l’eventuale presenza di forze dell’ordine prima di dare l’ok al boss di uscire dalla loro abitazione.

Da quanto emerge dall’indagine, inoltre, la donna avrebbe avuto un legame sentimentale con Messina Denaro che la chiamava ‘Diletta’. In un biglietto inviato al boss ancora latitante nel 2019 si legge: “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu”. Il biglietto è stato rinvenuto dagli investigatori a casa della sorella del boss Rosalia, arrestata pochi giorni fa.

Il boss avrebbe parlato di ‘Diletta’ anche a una paziente della clinica Maddalena dove è stato arrestato lo scorso 16 gennaio. “Tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. – scriveva la donna – Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione …. ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti”.

Come si legge nella misura cautelare, Lorena Lanceri “veicolava le informazioni tra Messina Denaro e le persone con cui egli intratteneva rapporti particolarmente intensi”. La donna era considerata “snodo di trasmissione di comunicazioni allo stato da ritenersi di carattere privato tra Messina Denaro e una donna identificata in Laura Bonafede” figlia di “Leonardo Bonafede, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nonché cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede, con la quale il latitante ha intrattenuto un intenso rapporto epistolare”.

I due conoscevano il capomafia da almeno cinque o sei anni. Nel 2017 il boss fece da padrino di cresima al figlio della coppia arrestata. In quell’occasione il boss diede alla coppia la somma di 6.300 euro per comprare al ragazzo un Rolex, come regalo di cresima. Peraltro quella somma fu scritta dallo stesso boss in un pizzino “6300 OROL”, si legge. L’orologio, comprato in una gioielleria di Palermo, è stato trovato a casa dei coniugi e sequestrato.

L’operazione è la prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito al Ros di catturare a Palermo, dopo 30 anni di latitanza, Matteo Messina Denaro. I manette anche il suo autista Giovanni Salvatore Luppino per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose, Andrea Bonafede, 60 anni, per partecipazione ad associazione mafiosa, il medico Alfonso Tumbarello per concorso esterno in associazione mafiosa e altri reati pure aggravati dalle modalità mafiose, Andrea Bonafede, 54 anni, per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; e Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex primula rossa per partecipazione ad associazione mafiosa.

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo. Sono attualmente in corso varie perquisizioni in Provincia di Trapani.

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