Tank di Israele a Gaza, battaglia nella Striscia: “Uccisi comandanti Hamas”

Tank dello Stato ebraico nella Striscia, colpiti 150 obiettivi. Sirene al confine con Gaza. Usa: "Concittadini via ora dal Libano". Tajani: "14 italiani a Gaza, stanno bene". Il 'no' di Israele alla risoluzione Onu, perché l'Italia si è astenuta

Decine di tank israeliani entrati nella notte a Gaza per una operazione di terra “più estesa”, studiata per colpire “con forza” sul territorio obiettivi di Hamas. Mentre è in corso la battaglia, le Idf annunciano di aver ucciso stanotte il capo delle forze aeree di Hamas che guidò i raid con deltaplani del 7 ottobre scorso. Al Jazeera intanto racconta di “esplosioni che hanno illuminato i cieli” della Striscia nella notte, con il “bombardamento più intenso” sull’enclave palestinese dall’inizio della guerra.

Idf: “Uccisi comandanti Hamas, colpiti 150 obiettivi”

“Nella notte, aerei da combattimento dell’Idf hanno colpito Asem Abu Rakaba, il capo della squadra aerea di Hamas. Abu Rakaba – spiegano su X le forza di difesa israeliane – era responsabile degli Uav, dei droni, dei deltaplani, del rilevamento aereo e della difesa di Hamas. Ha preso parte alla pianificazione del massacro del 7 ottobre e ha comandato i terroristi che si sono infiltrati in Israele con il deltaplano ed è stato responsabile degli attacchi con droni alle postazioni dell’Idf”.

Ucciso anche il comandante delle forze navali di Hamas della Brigata di Gaza City, Rateb Abu Sahiban, in un attacco aereo notturno. In una nota l’Idf spiega che Abu Sahiban aveva pianificato un tentativo di infiltrazione di Hamas via mare il 24 ottobre, poi sventato dalle forze della marina israeliana.

Le Idf hanno inoltre colpito 150 obiettivi sotterranei nel nord della Striscia nella notte. Lo fa sapere l’esercito israeliano in una nota, spiegando che tra gli obiettivi colpiti ci sono quartier generali sotterranei e infrastrutture militari.

”Aerei da combattimento hanno attaccato nella notte circa 150 obiettivi sotterranei nel nord della Striscia di Gaza. Durante l’attacco, terroristi dell’organizzazione terroristica Hamas sono stati eliminati e i tunnel di combattimento, gli spazi di combattimento sotterranei e altre infrastrutture terroristiche sotterranee sono stati distrutti”, affermano le Idf.

I militari delle Forze di difesa israeliane hanno intanto fatto sapere di aver arrestato anche dieci miliziani di Hamas questa mattina in Giudea e Samaria, in Cisgiordania. Il Jerusalem Post spiega che continuano le operazioni di sicurezza nell’area.

Le Idf confermano inoltre di aver effettuato nella notte un attacco aereo contro un obiettivo di Hezbollah nel sud del Libano. Si tratta, secondo quanto reso noto, di una “risposta” per quanto avvenuto ieri quando è stato denunciato il lancio di diversi razzi, sparati dal Libano in direzione di Israele e caduti in territorio siriano.

Sirene al confine Israele-Gaza

Sirene di allarme missilistico stanno intanto suonando nelle zone del sud di Israele al confine con la Striscia di Gaza. Lo rende noto l’esercito israeliano.

Il Times of Israel cita in particolare l’allarme suonato a Nahal Oz, vicino al confine con Gaza. Al momento non ci sono notizie di feriti o danni nella comunità, che è stata in gran parte evacuata dai residenti dopo l’attacco subito lo scorso 7 ottobre.

Libano, ambasciata Usa: “Connazionali lascino Paese”

L’Ambasciata degli Stati Uniti a Beirut invita i propri cittadini a “lasciare il Libano ora”. E’ quanto si legge in una dichiarazione pubblicata sul sito dell’Ambasciata Usa. “Il Dipartimento di Stato raccomanda che i cittadini statunitensi in Libano partano ora, mentre i voli commerciali rimangono disponibili, a causa dell’imprevedibile situazione della sicurezza”, si legge.

Siria, base militare Usa attaccata da droni

Una base militare degli Stati Uniti vicino al giacimento petrolifero di Al-Omar, nella Siria orientale, è stata attaccata con droni. Lo ha riferito il canale televisivo Al Mayadeen, spiegando che si sono verificate forti esplosioni nella base, ma non fornendo dettagli su vittime o danni.

La tv riferisce inoltre che i droni hanno colpito anche l’aeroporto di Harrab al-Jair nella provincia di Hasakah, utilizzato dalle forze americane di stanza in Siria.

La responsabilità di questi attacchi è stata rivendicata dalla Resistenza Islamica dell’Iraq, che comprende miliziani dei gruppi armati sciiti che hanno combattuto contro i terroristi del gruppo Stato Islamico, l’Isis.

Tajani: “Italiani a Gaza stanno bene”

”Siamo riusciti a contattare i cittadini italiani a Gaza” e ”stanno bene”. Lo ha dichiarato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo su Rai Tre. I ”14 cittadini italiani, 7 con passaporto italiano e 7 con doppia nazionalità” in questo momento ”si trovano nel sud della Striscia di Gaza”, ovvero ”in una zona lontana dai combattimenti e dalle esplosioni”.

Si trovano ”vicino al valico di Rafah” con l’Egitto i ”14 italiani che si trovano nella Striscia di Gaza” ai quali si aggiungono ”5 loro familiari”, ha quindi spiegato Tajani, affermando che ”per noi la priorità è seguire i nostri concittadini che speriamo possano uscire quanto prima dal valico di Rafah. La nostra ambasciata al Cairo è pronta ad andarli a prendere”. Tajani ha spiegato che ”nonostante il blackout siamo riusciti a entrare in contatto con tutti gli italiani, grazie al nostro consolato a Gerusalemme”.

”Continuano le trattative in Egitto tra gli israeliani, gli egiziani, gli Stati Uniti e l’Onu per far uscire gli internazionali dalla Striscia di Gaza”, ha poi detto Tajani intervenendo a una edizione straordinaria del Tg1 descrivendo una ”situazione molto complicata”, ma aggiungendo che ”la nostra ambasciata al Cairo è pronta a inviare un convoglio per andare a prendere i 14 italiani e i loro cinque familiari appena sarà possibile uscire dal valico di Rafah” con la Striscia di Gaza”. Tajani ha quindi voluto ”ringraziare il nostro consolato a Gerusalemme” che ”è riuscito a mettersi in contatto con i nostri connazionali”.

“In questo momento la de-escalation è difficile, però non bisogna mai cessare l’utilizzo della via diplomatica” perché “anche quando sembra difficile poter trovare una soluzione è importante utilizzare” la diplomazia come “strumento per un obiettivo finale”, ha continuato Tajani ribadendo che “l’obiettivo è due popoli due stati” e ha sottolineato che se si vuole “tagliare l’erba sotto i piedi a Hamas” si deve “dare una prospettiva al popolo palestinese”. E, ha sottolineato, “l’unica prospettiva è quella di avere uno stato che sia indipendente da Israele e che non costituisca una minaccia costante per Israele”.

Insistendo sulla diplomazia, Tajani ha aggiunto: “Quindi, continuiamo a parlare, anche a cercare di convincere i Paesi arabi a lavorare per una de-escalation”. “L’Italia è tornata protagonista in questa fase, è in contatto con tutti i principali interlocutori”, ha puntualizzato, ricordando di aver “lavorato tantissimo con i mediatori per cercare di salvare i tre italiani, ma purtroppo non ci siamo riusciti”. E, ha detto, “adesso speriamo possano lasciare la Striscia di Gaza i 14 italiani con i loro familiari”.

“Operazione avanti finché Hamas non sarà sradicato”

”Vogliamo andare a fondo della nostra operazione fino a quando Hamas non sarà sradicato”. Così intanto l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar all’edizione straordinaria del Tg1. Rispetto all’escalation di questa notte, Bar ha detto che ”non so se sia cambiato molto, le nostre priorità sono liberare gli ostaggi e rimuovere la minaccia di Hamas. Abbiamo condotto un’operazione terrestre, marittima e aerea. Nel contempo si continuano a scoprire vittime e abbiamo a cuore la sorte dei nostri ostaggi”.

”Il popolo di Gaza non è nostro nemico. Il nostro nemico è Hamas, che ha ucciso degli innocenti”, ha detto ancora Alon Bar, aggiungendo: ”Noi stiamo cercando di colpire Hamas, che ha enormi depositi di carburante che rappresentano una minaccia perché possono costituire un mezzo per ulteriori attacchi”, ha precisato.

”Ovviamente noi cerchiamo di portare aiuti umanitari attraverso il valico controllato da noi, ma che era stato danneggiato da Hamas. Israele sta cercando di fornire assistenza umanitaria attraverso questo canale, ma Hamas è responsabile anche delle interruzioni di approvvigionamenti umanitari”, ha poi detto riferendosi al valico di Keren Shalom.

La risoluzione Onu, il no di Israele, l’astensione dell’Italia

Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha intanto criticato la “spregevole” risoluzione delle Nazioni Unite che sollecita il cessate il fuoco. “Israele intende eliminare Hamas proprio come il mondo ha affrontato i nazisti e l’Isis”, ha spiegato Cohen.

L’Italia si è astenuta dal votare la risoluzione presentata dalla Giordania e sostenuta dagli Stati arabi “per tre ragioni: perché manca la condanna chiara e senza ambiguità degli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso a Israele; perché manca il riconoscimento del diritto di ogni Stato sotto attacco, in questo caso Israele, a difendersi in linea con il diritto internazionale e umanitario e perché manca l’imperativo che è quello del rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi”. Ad affermarlo è Maurizio Massari, il rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a New York spiegando l’astensione dell’Italia alla risoluzione e sottolineando che l’Italia “nonostante riconosca gli sforzi fatti dai Paesi arabi, questi non sono stati sufficienti per spingerla a votare a favore della risoluzione”. L’Italia, spiega ancora, “è e sarà con fermezza solidale verso Israele: per noi la sicurezza di Israele non è negoziabile”.

Cessate il fuoco, Hamas: “Nessun negoziato in corso”

“Non sono in corso negoziati con Israele” per un potenziale cessate il fuoco o scambio di prigionieri. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce ‘Al Jazeera’, è un portavoce di Hamas, Osama Hamdan. “Ci sono stati colloqui e ci sono stati sforzi politici per raggiungere un tale accordo”, ma non ci sono “colloqui” a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti israeliani a Gaza, ha spiegato Hamdan sottolineando che “le forze israeliane si stanno “muovendo verso i confini di Gaza da diversi punti”.

“È chiaro che hanno iniziato l’invasione di terra, ma sono preoccupati per le conseguenze, sono preoccupati per ciò che potrebbe accadere sul terreno e stanno affrontando una resistenza molto forte”, sostiene Hamdan ad ‘Al Jazeera’.

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