Emergenza cinghiali: a Roma aumentano le segnalazioni, dalla Cassia a Monte Mario

Intanto i casi conclamati di peste suina nel Lazio, per ora, sono fermi a dieci e sono stati tutti rilevati dentro o a ridosso della zona infetta, secondo l'ultimo aggiornamento diffuso dall'assessorato alla Sanità del Lazio.

Circoscrivere l’area in cui sta circolando il virus della peste suina ed effettuare lì i primi abbattimenti mirati: è questo il lavoro su cui si sta concentrando la cabina di regia che si è insediata venerdì scorso in prefettura a Roma per avviare il piano di contenimento dei cinghiali e che si aggiornerà nel corso di questa settimana. Lo scrive oggi il dorso locale del Corriere. Le operazioni in atto – che prevedono il pattugliamento della zona infetta – sono partite da Roma nord, area che si conferma quella con il numero maggiore di avvistamenti nei centri urbani, in particolare tra la Cassia e Monte Mario, a ridosso con il parco dell’Insugherata.

Le segnalazioni alla centrale della polizia locale di Roma – continua il Corriere – che sfiorano anche punte di una decina al giorno, stanno interessando soprattutto il Gruppo Cassia del Municipio XV, ma non sono da meno gli sconfinamenti degli ungulati nelle zone limitrofe, dalla Camilluccia a Medaglie d’Oro, da Trionfale a Pineta Sacchetti. Di questo dato, e altri, terrà conto il commissario straordinario per la Pes, Angelo Ferrari, nell’ambito della cabina di regia.

“Nella prima riunione in prefettura sono state individuate le priorità e dettati gli indirizzi per capire esattamente dove si trovano i casi positivi, ci auguriamo che siano all’interno della zona infetta”, spiega Ferrari. Un gruppo di lavoro, intanto, sta redigendo il piano di intervento per gli abbattimenti: “Si sta ragionando su come, dove e quando avviarli, tenendo conto che c’è la necessità di far presto, come segnalato anche dal sottosegretario Costa”, chiarisce Ferrari. Un’altra squadra di operatori specializzati, che coinvolge sia la forestale, sia le forze di polizia, sta invece battendo i 123 chilometri quadrati della zona rossa anche con i droni: si procede perlustrando aree circoscritte, di un chilometro quadrato ciascuna, in cerca di carcasse che, in caso di ritrovamento, vengono spedite all’istituto Zooprofilattico del Lazio. “Soltanto quando avremo capito bene da dove si sta diffondendo il virus potremo partire con gli abbattimenti mirati», conclude il commissario.

Intanto – scrive il quotidiano romano – i casi conclamati di peste suina nel Lazio, per ora, sono fermi a dieci e sono stati tutti rilevati dentro o a ridosso della zona infetta, secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dall’assessorato alla Sanità del Lazio. Con l’occasione l’assessore regionale, Alessio D’Amato, pur sostenendo la necessità di ridurre il numero dei capi “che oggi ha superato, evidentemente, l’equilibrio previsto in natura” ha ricordato l’urgenza di intervenire sulla pulizia della città “perché avere i rifiuti a terra ne favorisce la proliferazione”. Così tra i provvedimenti intrapresi da Ama c’è la sorveglianza mirata su un gruppo di strade a nord ovest della Capitale, in cui ricade buona parte della zona infetta. Nel Municipio XIII sono stati rafforzati i servizi in via di Valle Aurelia, Baldo degli Ubaldi, Albergotti e Maffeo Vegio. Nel Municipio XIV sono attenzionate via del Fontanile nuovo, Piancastelli, Doni, Antoniano, via Monte Arsiccio, Taverna, Vidari, Conti, Amedei Montigito, Trionfale e via Ventura.

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