Che l’inverno, sul fronte degli sfratti, non sia caldo. A Roma sarebbero non meno di 4.000 le famiglie che rischiano di rimanere per strada. I sindacati degli Unione Inquilini, SICET, SUNIA e UNIAT, insieme a CGIL, CISL e UIL chiedono innanzitutto una mappatura degli sfratti in essere. Insomma, chi sono, quali sono le caratteristiche delle famiglie, quali sono le situazioni di sofferenza.
Fondamentale è istituire un tavolo di confronto con la presenza della Prefettura, degli enti locali, dell’ATER, degli enti previdenziali proprietari di immobili, un tavolo a cui potrebbero partecipare anche gli agenti immobiliari. Su questo il prefetto Basilone sarebbe d’accordo.
Per i sindacati è anche importante individuare quegli immobili che sono stati sequestrati alla malavita e che potrebbero essere riutilizzati. Poi estensione del “metodo Caravaggio” (cioè assegnazione in riserva di alloggi ERP) anche agli sfrattati in possesso dei requisiti di accesso alle case popolari, come previsto dalla normativa regionale.
A inizio mese, l’Unione Inquilini ha difeso una giovane mamma, sola con tre figli, che doveva essere sfrattata perché “colpevole” di non riuscire a pagare l’affitto. Una situazione non isolata e che deve essere prevenuta, come dimostra anche lo sfratto esecutivo di ieri di una donna con bambini all’Appio, a via Bartoloni. In questo caso però è stata trovata una soluzione abitativa alternativa.
Unione Inquilini, SICET, SUNIA e UNIAT, insieme a CGIL, CISL e UIL chiedono anche di istituire un’Agenzia Sociale dell’Abitare, “strumento amministrativo nuovo di interfaccia con la cittadinanza per tutti i temi dell’abitare (domande, ricorsi e via dicendo.) – dicono – ma anche per i piccoli proprietari che mettono a disposizione alloggi per bandi emessi dal Comune in favore di categorie di utenti come studenti o verso alloggi di Social Housing. L’agenzia deve essere anche lo strumento di censimento dati per l’Osservatorio sulla condizione abitativa”.
A Roma, come in tante altre parti d’Italia, manca poi un vero piano per l’housing sociale, ovvero abitazioni a canone agevolato per persone con un Isee basso o condizioni sociali precarie prevedere politiche dell’affitto e sostegno alla locazione. Ci sono persone troppo povere per il mercato privato, mentre servono incentivi alla locazione dei piccoli proprietari, con premialità per chi adotta il regime del canale concordato.