Su Roma pesano più di 4 mila sfratti, e solo ieri ne sono stati effettuati almeno due. La nuova amministrazione capitolina cerca di correre ai ripari per evitare che questa situazione si trasformi in una vera bomba sociale, aggravata dalla pandemia di oggi. Yuri Trombetti, presidente della commissione Patrimonio e Politiche abitative del Campidoglio, chiede che ci sia una gradualità negli sfratti, una sorta di classifica delle situazioni più difficili da procrastinare, “perché non è possibile trattare tutti allo stesso modo”.
“Sulla base di quanto è successo a Napoli dobbiamo capire dove ci sono condizioni di emergenza, per esempio la presenza di persone malate, con handicap, con minori – dice Trombetti – A tal proposito, in queste ore abbiamo presentato una mozione”. La maggioranza in Campidoglio, poi, spinge per una riserva di legge, il 15% di chi viene sfrattato dunque deve poter accedere alla case popolari.
Nei fatti ormai il blocco degli sfratti è finito. E questo fine d’anno si preannuncia davvero critico. “Chiudendo i residence non è stata trovata un alternativa – dice Trombetti – Purtroppo nei casi d’emergenza non abbiamo soluzioni, ecco perché dobbiamo capire come intervenire soprattutto nelle fasi più difficili. D’altronde i servizi sociali non sono spesso in grado di intervenire, la sala operativa non sa come gestire queste emergenze, e non è percorribile lo strumento dell’aiuto per gli affitti”.
Alla lunga però la situazione non può essere affrontata in una logica emergenziale. Dunque, l’obiettivo, nei cinque anni di consiliatura Gualtieri, è arrivare ad attivare l’Agenzia per l’abitare, questo per incrociare la domanda con l’offerta di affitti.
Una soluzione per evitare gli sfratti , alla lunga però, potrebbe essere l’housing sociale. Ma qui il comune di Roma sta indietro, e i soli bandi della Regione Lazio non riescono a soddisfare una domanda che, con l’esplosione della crisi economica legata al Covid, rischia di essere sconfinata. A metà 2020, la consegna dei primi 220 alloggi, da parte della Pisana, a fronte di quasi 900 richieste.
Il Piano per l’housing sociale è stato pensato per quella fascia di famiglie che per reddito non possono avere accesso alle graduatorie per le ‘case popolari’ e che, tuttavia, non hanno la possibilità di sostenere affitti a prezzi di mercato rispetto ai quali è previsto un abbattimento del 30 per cento. L’ultimo banco prescrive limiti reddituali annui compresi tra i 22.697 e i 44.969 e l’applicazione di canoni che, a seconda della metratura e della zona (Patti territoriali) vanno, in media, dai 300 ai 450 euro al mese per tagli medio-piccoli. Nell’attribuzione del punteggio in graduatoria sono favorite le giovani coppie under 35.