Aborto farmacologico anche negli ambulatori, nei consultori e non solo in ospedale. Il Lazio ha recepito le linee guida del ministero della salute per garantire la RU486 anche fuori dal ricovero ospedaliero. Una decisione presa a garanza dei diritti delle donne e che consentirà anche di evitare potenziali contagi in ospedale. La determina regionale propone di “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’IVG un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche e rispettoso dei loro diritti”. Viene dunque garantita alle donne la possibilità “tra regime di ricovero e regime ambulatoriale”. “Accogliamo con grande soddisfazione questa scelta, dopo ben dieci anni dall’introduzione del metodo farmacologico in Italia, che finalmente equipara il nostro paese a quelli dove tale procedura viene applicata da alcuni decenni”, dichiarano Filomena Gallo e Mirella Parachini dell’Associazione Luca Coscioni e Anna Pompili, ginecologa dell’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto. “E’ evidente come l’emergenza sanitaria legata alla pandemia SARS CoV-2 abbia facilitato l’introduzione dei cambiamenti approvati dalla Regione Lazio, diventando essenziale la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale -aggiungono- La stessa ragione che ha portato diversi paesi europei, primi fra tutti Francia e Inghilterra, ad approvare , in via transitoria, una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina. Ora questo documento serva da esempio virtuoso per tutte le regioni italiane e come risposta ai casi, quale quello dell’Umbria, che lo scorso anno aveva introdotto l’obbligo di ricovero ordinario per l’aborto farmacologico”.
Il documento approvato dalla Regione inoltre, pur riguardando l’IVG del primo trimestre, precisa che “il metodo farmacologico è sicuro ed efficace, e può essere utilizzato, oltre che per l’interruzione volontaria, anche nel trattamento di varie condizioni cliniche quali l’aborto spontaneo, l’aborto incompleto, la morte fetale intrauterina”. Dunque apre alla possibilità di usare la RU486 anche per altre condizioni ostetriche. Il documento approvato dalla Regione inoltre, pur riguardando l’IVG del primo trimestre, precisa che “il metodo farmacologico è sicuro ed efficace, e può essere utilizzato, oltre che per l’interruzione volontaria, anche nel trattamento di varie condizioni cliniche quali l’aborto spontaneo, l’aborto incompleto, la morte fetale intrauterina”. Dunque apre alla possibilità di usare la RU486 anche per altre condizioni ostetriche. Prima del Lazio la Toscana aveva già aperto alla possibilità dell’aborto farmacologico non ospedalizzato mentre, tra le altre regioni, l’Umbria e il Piemonte si sono opposti alla somministrazione della RU486 al di fuori del ricovero.