Addio Tina Costa, partigiana “in piazza fino all’ultimo”

Ex staffetta aveva 94 anni, a 7 anni rifiutò divisa della Lupa

“Starò in piazza fino a quando avrò l’ultimo respiro, perché so di essere dalla parte del giusto e che le mie idee sono condivise da tanti”. L’aveva detto, lo ha fatto. Per la partigiana Tina Costa, una vita nel Pci e nella Cgil, scomparsa oggi a 94 anni, la Resistenza non era finita con il 25 Aprile: era una missione a cui restare fedele fino all’ultimo giorno. Sempre tra la gente, al collo il fazzoletto dell’Anpi – era vicepresidente della provincia di Roma e dirigente nazionale – la ‘pasionaria’ di origini romagnole era immancabilmente in prima fila nelle commemorazioni della lotta antifascista, che però sapeva aggiornare alle sfide della società contemporanea, alle battaglie per i nuovi diritti, ai temi di attualità. “Una madre della patria”, la ricorda chi l’ha conosciuta esaltando nella memoria quel gesto di salire, aiutata a braccia, a fatica ma baldanzosa, su un carro del Gay Pride di Roma, a tuonare contro chi ne voleva limitare la libertà, che “non si cancella e non si ruba.

“Voi siete dalla parte giusta – aveva detto ai manifestanti – La libertà se non si annaffia tutti i giorni muore. La vostra bandiera è anche la nostra”. La solidarietà verso gli immigrati, il no alla chiusura dei porti: “Accogliamo chi scappa dalla guerra e dalla fame: ho vissuto la guerra, non voglio vederne un’altra”. L’antifascismo intransigente: “I movimenti neofascisti non hanno diritto di esistere – diceva solo qualche mese fa al presidio Anpi per la morte della giovane Desiree, a San Lorenzo a Roma – Provo sgomento: questi ragazzi non vengono educati. Se nelle scuole non si studiano le nostre radici come posso prendermela con loro?”.

Ed è proprio sui banchi di scuola che Tina aveva iniziato la sua quasi secolare Resistenza: a soli sette anni, ricorda oggi l’Anpi, si rifiutò di indossare la divisa da Figlia della Lupa. Ben presto divenne staffetta nell’attività clandestina del Partito comunista, e a 18 anni, già partigiana, in sella alla sua bici attraversava la Linea Gotica portando messaggi, armi e viveri ai combattenti. Tradita da una spiata, fu arrestata e destinata al campo di Fossoli ma riuscì a sfuggire approfittando di un bombardamento. Dopo la guerra la militanza politica nel Pci, poi in Rifondazione; in parallelo l’attività sindacale nella Cgil: “Credo di aver fatto anche molti errori, durante la mia vita – aveva detto – ma rifarei tutto quello che ho fatto”.

Un messaggio di cordoglio è arrivato dalla sindaca di Roma Virginia Raggi: “Il suo insegnamento – ha detto – è stato e rimarrà per sempre un riferimento indelebile per tutte le generazioni e un esempio di liberta”. Un minuto di silenzio anche in Consiglio regionale del Lazio, dove la consigliera Marta Bonafoni ha dato all’Aula la notizia del decesso: “Ciao Tina – il saluto del governatore e segretario del Pd Nicola Zingaretti – terremo sempre vivi i valori antifascisti della Resistenza”. La camera ardente sarà aperta venerdì 22 marzo a Roma, dalle 10 alle 15, nella Casa della Memoria e della Storia di in via San Francesco di Sales

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