Afghanistan: 12 aerei e 1500 militari, continua ponte aereo Kabul-Roma

Arriva anche Zahra: "Mia missione sarà dare voce a chi resta lì"

Con 12 aerei e 1.500 militari impegnati h24 continua il ponte aereo Kabul-Roma per portare in Italia i collaboratori afghani a rischio ritorsioni talebane ed i connazionali rimasti ancora nel Paese. Dopo il primo del 16 agosto, un secondo volo è atterrato nel pomeriggio a Fiumicino con 85 persone a bordo. Altre 103 – tra cui anche Zahra, l’attivista per i diritti civili – sono in viaggio su due aerei ed arriveranno domani. La lista di chi chiede di andar via si allunga intanto sempre di più. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha ringraziato “le Forze armate italiane per lo straordinario lavoro e lo sforzo enorme che stanno svolgendo per assicurare il trasporto dei collaboratori afghani e dei loro familiari”.

L’operazione denominata Aquila Omnia (ad indicare la volontà di non lasciare indietro nessuno) era iniziata con circa 670 nominativi da ‘esfiltrare’: interpreti, autisti, baristi, collaboratori del contingente e dell’ambasciata italiana insieme alle famiglie. C’era un piano di trasferimenti da spalmare in alcuni mesi. Ma la veloce avanzata talebana ha fatto saltare i programmi, la lista si è triplicata e si susseguono le telefonate di afghani che supplicano di espatriare perché a rischio vita. La task force – militari e personale diplomatico – che all’aeroporto ha i nominativi dei collaboratori riconosciuti, si sta occupando di inserire in lista – dopo controlli – anche le persone che, giorno per giorno, si presentano chiedendo di fuggire. Tante le donne ed i bambini. “Al momento – spiega il colonnello Diego Giarrizzo, direttore del Joint operation center del Comando operativo di vertice e interforze (Covi) che gestisce l’operazione – la situazione nell’aeroporto di Kabul è molto più tranquilla. Fuori si registrano resse all’ingresso dello scalo ma vengono comunque controllate dai militari statunitensi, britannici e turchi. L’impegno è massimo per trasferire il maggior numero di persone possibile e continueremo fino quando saremo in grado e le condizioni di sicurezza lo permetteranno”. Non è infatti agevole il percorso per arrivare in zona di sicurezza per chi si trova nella Kabul controllata dai Talebani. Ci sono check-point con uomini armati da superare.

Per non parlare di coloro che sono rimasti ad Herat, ex sede del contingente italiano. I collegamenti tra le due città in questo momento sono impossibili. C’è anche l’intelligence impegnata nella delicata operazione che richiederà del tempo per essere completata. Tenendo anche conto che evacuazioni analoghe sono in corso da parte di altri Paesi e con numeri ben superiori, come nel caso di Stati Uniti e Gran Bretagna. Tra i 12 aerei impiegati nel complesso piano di evacuazione ci sono 4 C130 dell’Aeronautica Militare che fanno la spola tra Kuwait City e Kabul. Sono questi velivoli che per le loro caratteristiche – affinati sistemi di autoprotezione e immediata capacità di decollo – vengono usati per portar via le persone dalla capitale afghana. Dal Kuwait poi, il viaggio verso l’Italia prosegue sui Kc767. Tra gli afghani in arrivo nelle prossime ore, come detto, anche la 32enne attivista per i diritti umani Zhara Ahmadi, sorella di Hamed, ristoratore che da anni vive a Venezia. “Mi sento molto felice, sto salendo sull’aereo che alle 11.30 di domani mi porterà a Fiumicino.

Sono persino riuscita a dormire oggi dopo quattro giorni”, ha detto la donna, esprimendo anche tristezza “per quello che mi lascio alle spalle e per tutte le donne che restano lì. Le speranze che avevo per il futuro del mio Paese sono andate in fumo. Appena arrivata – conclude – inizierò una nuova missione: dare voce a chi è rimasto”. A tornare sarà anche il personale della Fondazione Veronesi al completo, come ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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