Un 6 in condotta al primo trimestre per gli studenti che hanno promosso o aderito all’occupazione al liceo Tasso di Roma. Un voto simbolico, nelle intenzioni della dirigenza scolastica, che segue ad un altro gesto simbolico, ovvero l’autodenunciarsi “per prendersi le proprie responsabilità”.
E’ la proposta del preside del liceo Tasso di Roma, Paolo Pedullà, che sta chiedendo agli alunni dell’istituto della Capitale di farsi avanti per far sapere se hanno preso parte all’occupazione.
Fino ad ora poco meno di 200 ragazzi si sono dichiarati ‘occupanti’, e se i consigli di classe approveranno la misura, si troveranno il sei in pagella al primo trimestre.
Pedullà sta completando il giro nelle classi, dialogando direttamente con i giovani per spiegare la sua proposta. L’iniziativa “non ha intento repressivo ma educativo in quanto chiede un’assunzione di responsabilità per le azioni compiute”, spiegano dalla dirigenza scolastico. Aggiungendo: “Il 6 in condotta peraltro è simbolico e riferito al solo primo trimestre. Molti ragazzi hanno dato il loro nome, con lealtà, ed è stato davvero apprezzato. Chi non vuole, non lo dà”.
Quel che emerge, di certo, è una presa di posizione forte contro le occupazioni ritenute “una forma di protesta antidemocratica che trasforma la scuola da luogo di tutti a luogo solo di alcuni”.
Inizialmente, prima dell’occupazione della scorsa settimana, l’intenzione di Pedullà era di annotare egli stesso i nomi degli occupanti e poi proporre il 6 in condotta “simbolico”. Poi il dirigente ha cambiato idea, decidendo di lasciare agli studenti la scelta se ‘autodenunciarsi’ o meno e facendo appello alla loro “lealtà”.
Eppure la notizia, che sta iniziando a rimbalzare sui social, già si è attirata le prime critiche. Come quelle di un gruppo di ex studenti del liceo che hanno lanciato su Facebook una lettera aperta: “Apprendiamo che l’attuale preside del nostro ex liceo ha chiesto agli studenti che hanno partecipato all’occupazione di autodenunciarsi per poi essere puniti con un 6 in condotta. Gli chiediamo di recedere da questa iniziativa. Non è con le intimidazioni e con l’imposizione di punizioni che si promuove un’assunzione di responsabilità di ragazze e ragazzi. Al contrario. Crediamo che la partecipazione politica e la stessa azione conflittuale sia parte della crescita civile e personale. Organizzare un’occupazione, battersi per la pace, contro il razzismo o contro una riforma della scuola che si considera sbagliata … può significare iniziare a informarsi, leggere, discutere con altri, farsi una propria opinione, assumersi la responsabilità di un punto di vista. È un’esperienza che ha fatto crescere molte e molti di noi e si è rivelata una risorsa nella nostra vita adulta”.