Alcool tra giovanissimi, secondo le stime del Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio diretto dallo psichiatra Stefano Cavallari, a rischio è un ragazzo romano ogni tre. Lo scrive Il Messaggero. “Un gioco che fa male al corpo – scrive il quotidiano – prima ne soffre il cervello. Poi fegato, pancreas, cuore. E, di conseguenza, la vita viene seriamente compromessa. «I casi sono aumentati notevolmente dopo la pandemia ed è praticamente tutto un sommerso che ha paura a emergere – spiega Fabio Attilia, medico del Crarl – Basta accorgersi quanti casi di persone che hanno bisogno dei servizi d’emergenza dopo queste veloci ubriacature».
I NUMERI
“Vedendo i dati del Rapporto Istisan dell’’Istituto superiore di Sanità il Lazio ha circa 252.000 uomini e 89.000 donne da annoverare tra i binge drinker. Cifre ben più grandi sono tra quelli a rischio alcolismo: 528.000 maschi e 89.000 femmine. Il Crarl regionale ha voluto elaborare alcune stime che tengono conto dell’aumento dell’abuso di alcol che, però, ancora non emerge con la corrispondente crescita del numero dei pazienti da trattare. Ed ecco che 210.000 sarebbero i binge drinker romani e che un ragazzo su tre (nella fascia d’età tra i 16 e i 24 anni) è definito a rischio – scrive il Messaggero -.
«Si sta abbassando in modo drammatico l’età della prima esperienza con l’alcol: notiamo casi anche di undicenni che bevono – prosegue Attilia – Nella nostra esperienza clinica, però, c’è pure la pessima abitudine di far bere spumante o alcol a bambini o adolescenti durante le feste di Natale. I minorenni non dovrebbero mai bere: spesso il consumo domestico è l’anticamera dell’abuso dell’alcol. Il problema è anche di consapevolezza: solitamente si arriva molti anni dopo, quando i danni all’organismo sono già stati fatti». I danni dall’abuso di alcol sono diversi: il fegato e pancreas sono in prima linea. E cresce l’ipertensione arteriosa, aumenta il rischio di ictus, il cuore soffre e il muscolo può arrivare allo sfinimento. Reflussi, gastriti, ulcere, sono poi all’ordine del giorno. E oltre al calo del desiderio si riducono anche le funzioni cerebrali. Difficile però è prendere il toro per le corna e risolvere il problema. «In Regione ci sono centri dedicati al trattamento. L’importante è andarci: nel 2021 solo 3.600 persone hanno preso consapevolezza del loro problema e sono in cura – aggiunge Attilia – Non si può restare chiusi soli nelle mura di casa».