Amministrative: partiti in alto mare su nomi. Caos Milano e Roma

Gli unici candidati certi, al momento, sono Beppe Sala, per il centrosinistra, Virginia Raggi, per M5s, che tentano il bis a Milano e a Roma, e Paolo Damilano, che dovrebbe correre per il centrodestra, a Torino.

Tra primarie, vertici non convocati e ipotesi di apparentamenti ai ballottaggi, i partiti di centrodestra e centrosinistra faticano a chiudere il dossier candidati alle Amministrative d’autunno. I tempi sono ancora lunghi, ma entrambe le coalizioni sono in realta’ in alto mare nell’organizzazione della corsa nelle principali citta’ che andranno al voto.

Gli unici candidati certi, al momento, sono Beppe Sala, per il centrosinistra, Virginia Raggi, per M5s, che tentano il bis a Milano e a Roma, e Paolo Damilano, che dovrebbe correre per il centrodestra, a Torino.

Nel centrodestra c’e’ tensione in particolar modo sulla partita milanese e su quella nella capitale, dove Matteo Salvini ha indicato le sue preferenze nette in Gabriele Albertini e Guido Bertolaso. Fratelli d’Italia non intende dare il suo via libera a scatola chiusa e chiede di convocare un vertice di coalizione in cui affrontare anche gli altri nodi divisivi, come la presidenza del Copasir. Salvini temporeggia – proprio per non affrontare i problemi piu’ ampi – e i due candidati hanno fatto sapere ormai di non essere piu’ disponibili. Ultimo in ordine di tempo l’ex sindaco di Milano, che, stamane, in una lettera a ‘Libero’ ha spiegato che per motivi familiari non intende correre. Sul fronte centrosinistra, il quadro sembra ormai definito: primarie di coalizione a Torino, Bologna e Roma. A Milano e’ assodata la candidatura di Sala con una coalizione che vede il Pd insieme a Italia Viva, Azione, ai Verdi europei e ad altre liste civiche, forze di centrosinistra, ma non M5s. Almeno per ora, visto che, come sottolineano fonti del Pd, “non e’ detto che M5s non sia della partita al secondo turno”.

Il segretario Enrico Letta vede nel secondo turno la ‘chiave’ per chiudere le alleanze di centrosinistra anche in quei Comuni in cui la coalizione non decolla. Insomma Letta non si strapperebbe le vesti se non si riuscisse a risolvere tutti i problemi, ma spera di poter andare apparentato con i 5 Stelle al ballottaggio in tutti i Comuni in cui si vota. Anche perche’, per dimensioni e importanza delle citta’ chiamate alle urne, le Amministrative rappresentano un bel test in vista all’obiettivo principe del percorso disegnato da Letta, la vittoria alle politiche del 2023. Sono 1.200, infatti, i Comuni al voto, di cui 20 capoluoghi di provincia e otto citta’ metropolitane.

Letta e Giuseppe Conte hanno manifestato in piu’ occasioni, l’ultima volta nel corso della presentazione del manifesto di Goffredo Bettini, la ferma intenzione di continuare a percorrere questa strada. Una linea condivisa anche dall’area di Base Riformista che ha salutato positivamente la “correzione di rotta” fatta da Enrico Letta, passato a uno schema che vede “il Pd al centro di una coalizione di centrosinistra che dialoga con il M5s”. Fonti parlamentari di base Riformista sottolineano che “al di la’ delle Amministrative, il tema di un confronto con Conte e con un rinnovato M5s si impone come tema su cui lavorare per il futuro”.

Anche l’ex segretario Nicola Zingaretti plaude alla scelta di Letta di proseguire nel lavoro di tessitura con i 5 Stelle e il resto del centrosinistra in vista di quel “campo largo” di cui il segretario ha parlato nell’ultimo filo diretto con gli iscritti: “Grazie a Enrico si e’ riaperta una fase di protagonismo su una linea a cui io ho sempre creduto, poi a me la contestavano, ora si avanti piu’ speditamente e mi fa piacere”. Chi avrebbe voluto una coalizione di centrosinistra “gia’ al primo turno” e’ Articolo Uno che, con il responsabile Enti locali Alfredo D’Attorre, spiega: “Lavoreremo perche’ non ci sia una contrapposizione totale” fra Pd e M5s “al primo turno, per provare ad avere un atteggiamento che consenta questi apparentamenti”.

Una impresa niente affatto scontata visti i toni dello scontro fra Pd e M5s a Torino e a Roma, nei cinque anni di giunte pentastellate. “Dobbiamo cercare di fare in modo che non si tornino ad alzare quei muri che non consentono al momento una coalizione ampia in quelle citta’”, aggiunge D’Attorre. Articolo Uno, in ogni caso, non fara’ mancare il suo apporto: “A Bologna sosteniamo Mattia Lepore, mentre a Roma attendiamo di sapere chi sara’ il candidato e ragioneremo insieme sui programmi e le linee politiche”, conclude l’esponente di Articolo Uno. A Napoli si attende l’ultima parola del presidente della Camera Roberto Fico e, se non sara’ lui a candidarsi, si virera’ verso Gaetano Manfredi, ex ministro dell’Istruzione ed ex rettore della Federico II.

Per quello che riguarda il nodo del candidato alle primarie per la capitale, al 99% sara’ Roberto Gualtieri, visto il ‘niet’ di Nicola Zingaretti all’ipotesi di una sua discesa in campo. “Nicola non vuole, non lo fara’, non e’ tattica, ma semplice presa d’atto di una situazione”, spiega una fonte dem di primo piano. Primarie con Gualtieri come candidato forte, dunque. Lo stesso Nicola Zingaretti sembra considerarlo gia’ in campo visto che, alla domanda se l’ex titolare del Mef sara’ il prossimo sindaco di Roma, risponde secco: “Me lo auguro”. Ma quando sciogliera’ la riserva l’ex ministro dell’Economia? “Non c’e’ fretta”, dicono fonti parlamentari dem vicine al dossier: “Le primarie ci sono il 20 giugno, fra piu’ di un mese. Poi scattera’ la campagna elettorale che, in genere, dura un mese o qualcosa di piu’. Avremo luglio, agosto, settembre e parte di ottobre. Per sciogliere riserve c’e’ tutto il tempo”.

E d’altra parte, viene fatto notare ancora, non e’ che l’altro polo sia molto piu’ organizzato. Divisi dal sostegno al governo di Mario Draghi, dalla rincorsa nei sondaggi, e con altri fronti caldi aperti nelle scorse settimane, come la presidenza del Copasir, Salvini e Giorgia Meloni non si vedono dal 3 febbraio, giorno del vertice che sanci’ la divisione sull’esecutivo di unita’ nazionale. Da allora, il segretario leghista ha rinviato ogni confronto, anche quello – necessario – per chiudere l’accordo sui candidati alle Amministrative. Per il momento, infatti, l’unico candidato di centrodestra che ha iniziato la campagna elettorale e’ Damilano, a Torino. Gli alleati di centrodestra avrebbero dovuto vedersi dopo Pasqua, poi a inizio maggio, ora Salvini parla di “meta’ mese”. In mezzo la diatriba sul Copasir, la cui presidenza e’ rivendicata da FdI, in quanto unica forza d’opposizione. Alle richieste degli alleati si oppone il muro leghista, con Raffaele Volpi che non da’ segni di volersi dimettere. Finora, Salvini e’ parso procastinare ogni incontro di coalizione forse nel tentativo di ‘diluire’ le rivendicazioni di FdI sul comitato parlamentare. Nel frattempo, pero’, non e’ stato fermo e ha lanciato alcuni candidati, come Guido Bertolaso a Roma, Gabriele Albertini a Milano e Catello Maresca a Napoli. Ma FdI non apprezza il metodo dell’annuncio di candidati a mezzo stampa e pretende un vertice di coalizione. Solo che il tempo e’ passato e sia Bertolaso che Albertini hanno fatto sapere di non essere disponibili. “Grazie miei cari concittadini, mi avete reso, per qualche giorno, davvero felice della vostra riconoscenza, del vostro grato ricordo. Stavo per cedere, per dire si’ ma mi sono fermato davanti alla mia famiglia ‘bicellulare’ (siamo solo in due a vivere insieme) e a mia moglie non potevo infliggere un disagio, per lei cosi’ insopportabile, per un terzo quinquennio”, ha scritto l’ex sindaco di Milano, nella missiva pubblicata stamane da ‘Libero’. “Alcuni sondaggi – ha spiega Albertini – m’avevano inaspettatamente indicato come valido antagonista del sindaco uscente e Matteo Salvini aveva presentato, in pubblico e da solo, la mia candidatura. Lo ringrazio. Nel propormi, ha superato le tante divergenze politiche, da che ci conosciamo … 24 anni. Gli avevo fatto presente le mie contrarieta’, di carattere personale e familiare, ad accettare il gravoso compito: avrei rivissuto, da carnefice e vittima, quella nuova fattispecie di reato: ‘il sequestro di persona del consenziente’ (come avevo definito la vita del sindaco di Milano) e una sicura crisi coniugale, essendo mia moglie contrarissima, oltre a ridurre considerevolmente il mio reddito”. Amareggiato il segretario leghista, che critica gli alleati. “Sono mesi che cerco di costruire e unire il centrodestra in vista delle amministrative. A Roma e Milano avevamo i candidati giusti: Bertolaso e Albertini, ma altri hanno detto ‘no’ per settimane e mesi e loro hanno perso la pazienza. Ora spero che chi non era d’accordo abbia proposte alternative, perche’ sia nella Capitale che nel capoluogo lombardo possiamo e dobbiamo vincere. Entro poche settimane dobbiamo decidere”.

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