Assolti perché il fatto non sussiste: si chiude l’inchiesta sul crollo della palazzina di Amatrice

Oggi il tribunale di Rieti ha prosciolto tutti i sei imputati, compreso l'ex sindaco - e oggi consigliere regionale della Lega - Sergio Pirozzi. Lo scorso anno il giudice monocratico del Tribunale di Rieti emise 5 condanne - per complessivi 36 anni di carcere - per il crollo di due palazzine popolari gemelle sulla stessa piazza Sagnotti

Assolti perché il fatto non sussiste. Si chiude così l’inchiesta sul crollo di una delle palazzine del centro di Amatrice, venuta giù dopo il sisma del 2016 e costata la vita a sette persone. Oggi il tribunale di Rieti ha prosciolto tutti i sei imputati, compreso l’ex sindaco – e oggi consigliere regionale della Lega – Sergio Pirozzi. Assolti dall’accusa di disastro colposo e omicidio colposo plurimo anche Ivo Carloni, Giovanni Conti, Maurizio Scacchi, Valerio Lucarelli e Gianfranco Salvatore. L’inchiesta nacque subito dopo il terribile sisma che devastò il centro Italia e che causò la morte di 299 persone.

Sotto la lente degli inquirenti finì una delle palazzine di piazza Augusto Sagnotti, rasa al suolo dal terremoto nonostante fosse stata ristrutturata in seguito al sisma dell’Aquila del 2009. Secondo l’accusa, l’edificio (ex Ina Casa) fu sì ristrutturato ma senza rispettare le norme antisismiche (secondo i magistrati il progetto conteneva “gravi errori” e un “indicatore di rischio inattendibile e non realistico”).

Per i pm Lorenzo Francia e Rocco Gustavo Maruotti, titolari dell’inchiesta, la palazzina non fu effettivamente collaudata e quindi, con la successiva scossa dell’agosto 2016, crollò senza lasciare scampo agli inquilini, tra cui una ragazza di 14 anni. Ad ottobre 2019 il gup Giovanni Porro rinviò a giudizio l’allora sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, il progettista e direttore dei lavori, Ivo Carloni, tre tecnici del Genio civile, Valerio Lucarelli, Giovanni Conti e Maurizio Scacchi (accusati di aver dato parere favorevole all’elaborato in presenza di palesi violazioni e di aver certificato un collaudo mai compiuto), e il comandante dei vigili urbani di Amatrice, Gianfranco Salvatore.

Oggi, a distanza di tre anni, tutti sono stati assolti perché il fatto non sussiste, ad eccezione di Salvatore per intervenuto decesso dell’imputato. Il pm Lorenzo Francia, a conclusione del dibattimento, aveva chiesto 6 anni di reclusione per Carloni, 5 anni per Lucarelli e Conti e l’assoluzione per Pirozzi e Scacchi.

“Oggi – il commento dell’ex sindaco di Amatrice – si chiude una pagina buia, che in questi anni mi ha messo addosso un velo di tristezza ogni giorno della mia vita. Al di là di tutto ho un sentimento contrastante perché finisce un periodo difficile della mia vita, per un’accusa ingiusta, ma resta il dolore di questi cinque anni per i morti che ci sono stati e che mi porto sempre dentro, io quelle persone le conoscevo tutte, erano miei concittadini e questo dolore non finirà mai”.

I familiari delle vittime di quel crollo, invece, si limitano a “prendere atto della decisione” in attesa delle “spiegazioni delle assoluzioni di oggi nelle motivazioni della sentenza”. Quella conclusasi oggi non è però l’unica inchiesta sul crollo di edifici ad Amatrice. Lo scorso anno il giudice monocratico del Tribunale di Rieti emise 5 condanne – per complessivi 36 anni di carcere – per il crollo di due palazzine popolari gemelle sulla stessa piazza Sagnotti di Amatrice. Un disastro che costò la vita a 18 persone. Lo scorso luglio, invece, l’ingegner Ivo Carloni (lo stesso dell’inchiesta chiusa oggi) e l’architetto Virna Chiaretti (anche lei coinvolta ma poi prosciolta) sono stati rinviati a giudizio per la morte di sette persone nel crollo dell’ex convento, allora sede dell’Istituto femminile Opera Pia ‘Padre Giovanni Minozzi’ di Amatrice. Il prossimo novembre dovranno rispondere dei rati di disastro colposo, crollo di edificio e omicidio colposo plurimo. (di Domenico Palesse per Ansa)

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