Atac e ascensori guasti, cosa racconta la storia del disabile a Termini

Costretto a usare la scale, aiutato dagli altri viaggiatori. Ma non si tratta di un caso isolato, nella Capitale la situazione è tragica: 98 gli impianti fermi

photo credit: Fb Dario Dongo

“Quanto accaduto alla stazione Termini di Roma, dove una persona con disabilità è stata costretta a scendere le scale in carrozzina a causa di un guasto in ascensore, è inaccettabile. Per questo voglio sollecitare l’azienda Atac, anche per iscritto, a un maggiore riguardo alle manutenzioni e a una più puntuale attenzione alle persone con disabilità”. Lo ha dichiarato la ministra per le Disabilità Erika Stefani, riferendosi alla vicenda che nei giorni scorsi ha visto protagonista Dario Dongo, utente disabile nei mezzi pubblici, che nella vita fa l’avvocato penalista. Dongo è stato costretto a usare le scale, aiutato dagli altri passeggeri, a causa di un guasto all’ascensore nella stazione Termini.

 

photo credit: Dario Dongo

photo credit: Dario Dongo

 

Una vicenda che non può essere considerata un caso isolato, vista la condizione in cui versa la manutenzione degli impianti Atac nelle stazioni della Capitale. Sarebbero 98 quelli fermi (tra scale mobili, tapis-roulant e ascensori), scrive oggi il dorso locale del Corriere, ricordando anche la vicenda della scala mobile del parcheggio di Villa Borghese (inagibile da 30 anni), che ha scatenato una polemica trascinatasi per giorni dopo che una foto dell’impianto coperto dalle erbacce è stata pubblicata sui social da Crispian Balmer, giornalista della Reuters. Subito è arrivata la risposta dell’assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese, secondo cui “la manutenzione di quella scala è di esclusiva competenza della società Saba Italia”. Circostanza che non solleva il Comune dalle sue responsabilità (essendo concessionario) ma secondo Calabrese l’amministrazione capitolina è impegnata a occuparsi di altri disservizi che avrebbero la “priorità” su questo.

Intanto l’Atac prova a mantenere standard accettabili di manutenzione con molta fatica, dovendo fare i contri con i limiti imposti dal giudice fallimentare nella procedura di concordato preventivo, voluto dalla stessa sindaca Virginia Raggi visto il debito monstre (1,4 miliardi) accumulato negli anni dalla municipalizzata capitolina dei trasporti.

 

 

 

 

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