Atac, sul concordato ora il gioco si fa duro

L’azienda deve fornire chiarimenti al Collegio del Tribunale fallimentare: ecco i punti più critici. Nel frattempo buone notizie dall’Avvocatura

Non è il giorno del giudizio ma il giorno della chiarezza. Stamattina alle 12 un legale di Atac si presenterà davanti al collegio del Tribunale fallimentare per chiarire alcune questioni importanti che riguardano il concordato della municipalizzata.

Come spiegato da Mercurio Viaggiatore, sono tanti i temi al centro di una disputa dai contorni indefiniti e dagli esiti incerti.

Nel calderone c’è al primo posto la restituzione dei debiti in tre tranche, con i giudici che hanno espresso dubbi sull’ultima, quella del 39% dei debiti rimanenti da dare in contemporanea a chirografari e Comune di Roma. Comune che per evitare problemi ha deciso di farsi pagare per ultimo. “Verosimilmente quindi i 500 milioni che Atac deve al Comune, cioè a noi, verrà pagato dopo il 2030 per almeno 20 anni” precisa a Radiocolonna Marcurio.

Nel Piano Concordatario appaiono anche altri punti oscuri che i giudici hanno bocciato, ovvero quelli che riguardano l’aumento degli introiti pubblicitari e l’aumento delle multe.

Poi ci sono questioni ancora aperte come il numero maggiore di biglietti venduti grazie alla digitalizzazione e la razionalizzazione dei costi indiretti tramite il blocco del turnover, la lotta all’assenteismo e l’aumento degli orari di lavoro, come spiega anche la pagina Romanderground.

Nel frattempo, però, arrivano anche buone notizie per Atac. Indiscrezioni di stampa hanno fatto sapere che l’Avvocatura Generale dello Stato, interpellata dal MIT, ha sostenuto che il Ministero può sospendere la procedura sull’accertamento del requisito finanziario della municipalizzata. Tradotto: gli autobus possono continuare a circolare in attesa dell’esito del concordato.

Garanzie finanziarie ritenute fondamentali che mantenere la propria iscrizione al Ren, il registro che raccoglie gli operatori della mobilità su scala nazionale.

Piccolo giallo: Ministero dei Trasporti, interpellato da Radiocolonna, dice aver appreso la notizia dalla stampa.

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