Bancarotta fraudolenta, arrestato patron acqua Santacroce

Difesa, misura ingiustificata. Gip, pericolo di fuga. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 71 milioni di euro. Colella era già stato arrestato, ai domiciliari, per una frode fiscale nel 2015.

Arrestato oggi per bancarotta fraudolenta l’imprenditore Camillo Colella, patron dell’acqua Santacroce. L’indagine e’ coordinata dalla Procura di Roma ed e’ relativa al fallimento della societa’ immobiliare Como Srl.

“Cagionava per effetto di operazioni dolose il fallimento della Como srl, volutamente e consapevolmente gestendo la societa’ con modalita’ tali da causarne il dissesto, in specie mediante il sistematico inadempimento agli obblighi nei confronti dell’Erario”. Lo ha scritto il Gip di Roma, Massimo Marasca, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’imprenditore isernino Camillo Colella, ravvisando il pericolo di fuga.

Le indagini relative a fatti risalenti ad alcuni hanno fa hanno evidenziato che Colella, metteva in atto “condotte – ancora l’ordinanza – volte a ostacolare l’accertamento e la riscossione dei relativi crediti nonche’ ad attuare lo svuotamento della societa’ di ogni asset patrimoniale ed economico”.

Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 71 milioni di euro. Colella era gia’ stato arrestato, ai domiciliari, per una frode fiscale nel 2015.

C’e’ il “concreto e attuale pericolo di fuga di Colella, atteso che l’indagato possiede immense risorse economiche e societa’ allo stesso riconducibili che hanno sede all’estero, circostanze che inducono a ritenere come lo stesso si stia preparando a vivere e gestire il proprio patrimonio (illecito) all’estero”. Cosi’ si legge nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip di Roma, Massimo Marasca, ha disposto l’arresto del patron di acqua Santacroce. “Quanto al pericolo di reiterazione dell’attivita’ criminosa – si legge – puo’ essere desunto anche dalla molteplicita’ dei fatti contestati in quanto la stessa, considerata alla lcue delle modalita’ della condotta concretamente tenuta, puo’ essere indice sintomatico di una personalita’ proclive al delitto”.

“Ritengo sia un’iniziativa ingiustificata tenuto conto che non c’e’ pericolo di reiterazione di reato. In piu’ sul fallimento e’ pendente un ricorso in Cassazione. In attesa di questa decisione il pm ha chiesto la misura cautelare in carcere e a me pare una scorciatoia per ‘tagliarli’ l’ultimo grado di giudizio nel quale confidavamo”. Lo dice l’avvocato Alessandro Diddi, difensore dell’imprenditore Alessandro Colella.

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