Bengalesi, contagi dalla Casilina all`Appio

Quarantene violate, residenze false e nessun rispetto delle norme dell'isolamento. Il Covid sembra non far paura ai Bengalesi 

minimarket

 

 

Secondo il Messaggero i Bengalesi a rischio Covid, spesso non rispettano le quarantene raccomandate.

Per la Asl, molti stranieri a rischio Covid non rispettano l’isolamento per recarsi al lavo. Ripetutamente indicano finti indirizzi di residenza sui permessi di soggiorno. Questo ha portato alla necessaria chiusura dei primi minimarket.

Ieri nel Lazio altri 23 contagiati, 8 riconducibili ai voli dal Bangladesh.

La Asl Roma 2: «Tra i “contatti stretti” dei positivi , c’è chi viola la quarantena per andare a lavorare».

Intanto dopo i sopralluoghi per rintracciare chi era sui voli da Dacca, si è scoperto che una residenza su 2 di quelle dichiarate era falsa.

La mappa del contagio nella comunità bangla della Capitale è, indicativamente questa:  dall’Appio Tuscolano alla Borgata Finocchio, da Centocelle al Casilino, a Tor Pignattara, la zona forse più popolata dai bengalesi di Roma.

Dai sopralluoghi di Asl e Polizia locale nel V e VII municipio: mille passeggeri dei voli da Dacca non sono mai stati testati.  Intanto gli epidemiologi, stanno cercando di mettere a fuoco la vera entità e pericolosità della situazione.

C’è, però, un problema: gli esperti del contact tracing, i famosi “detective” del virus che devono ricostruire la catena dei contagi, hanno in mano un mucchio di indirizzi fasulli. Cosi come gli agenti della Polizia locale chiamati ad aiutarli nei sopralluoghi.

Per farla breve, nelle residenze dichiarate dai bengalesi, annotate su permessi e carte di soggiorno, gli interessati non abitano più.

Oltre il 50% dei controlli svolti finora è andato a vuoto. Non è una cosa da poco: rischia di diventare una missione impossibile rintracciare i quasi 900 passeggeri provenienti da Dacca atterrati nella Capitale prima che scattasse l’allerta e che venissero predisposti controlli a tappeto.

Ora i voli sono sospesi, ma secondo la comunità bengalese i numeri degli arrivi sarebbero molto più alti, mettendo nel computo chi ha raggiunto Roma facendo vari scali.

«Prima che scattassero verifiche ed esami, i passeggeri arrivati dal Bangladesh sono stati oltre 2.000- sostiene il presidente dell’associazione Italbangla, Mohamed Taifur Rahman Shah – Almeno la metà non è atterrata direttamente da Dacca ma ha cambiato aereo in un altro Paese».

Dei 2 mila passeggeri, secondo l’associazione Italbangla, «un migliaio è rimasta a Roma, mentre gli altri si sono già spostati dove abitano e lavorano: Milano, Venezia, Treviso”. È su quel migliaio di cittadini ancora nella Capitale che ora si concentrano le ricerche della Asl.

Ricerche complicate. «Dopo i primi sopralluoghi, possiamo dire che in oltre la metà dei casi gli indirizzi comunicati erano falsi spiega Antonio Miglietta, direttore dell’Unità di Epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive della Asl Roma 2 – Molti, così ci è stato raccontato, si sono trasferiti in altre zone perché avevano trovato una sistemazione più conveniente, ma senza darne comunicazione all’Anagrafe o alle autorità per il permesso di soggiorno». I controlli, spiega il dirigente dell’Asl Roma 2, «andranno avanti, ci stanno aiutando i vigili urbani. Finora il nostro lavoro si è concentrato a Tor Pignattara, Centocelle, il Casilino, l’Appio». Oltre 2.500 test proprio in queste zone, su input della Regione, si moltiplicano le strutture per il test Covid: nel weekend si attiveranno via via altri “drive-in” sanitari, dalla casa della Cultura “Villa de Sanctis” sulla Casilina al centro anziani Le Torrette al Quadraro.

In tutto, 7 presidi e centinaia di test al giorno. Finora ne sono già stati realizzati 2.500. «Moltissimi hanno accettato di fare gli esami – riprende l’associazione Italbangia – tanto che ieri, in alcuni centri, non c’erano più test disponibili”.

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