Cantone, strumentalizzata la sentenza su “Mafia Capitale”

La corruzione non è meno grave della mafia. Clan agiscono a Roma

La sentenza con cui la Cassazione ha escluso l’aggravante mafiosa nell’inchiesta di Mafia capitale è stata da molti strumentalizzata. Il verdetto ha, infatti, confermato l’esistenza di un gruppo criminale di corruttori che ha operato nella Capitale e il giubilo con il quale da alcuni commentatori è stata accolta accredita l’idea che sia grave solo ciò che è mafioso; e questo finisce per essere una brutta sottovalutazione della corruzione”. A dirlo, in un’intervista a “La Stampa”, è Raffaele Cantone, da poco rientrato in Cassazione.

Perché si può affermare l’esistenza della mafia? “Non esiste – risponde Cantone – una pervasività tale da definire Roma una città mafiosa. Ma da qui a dire che non esistano organizzazioni mafiose ce ne passa. Esistono quelle esterne, ‘ndrangheta, Cosa nostra e camorra, ma anche forme autoctone come i clan Spada e Casamonica, come confermato da diversi pronunciamenti della Suprema corte”.

“La corruzione – spiega anche – ha drogato la concorrenza che avrebbe dovuto esserci nel sistema degli appalti pubblici, ma ha inquinato anche il voto, e quindi la democrazia; elementi tutti che sono emersi nelle sentenze, su questi aspetti pienamente confermati in tutti i gradi di giudizio. Su questo sistema pervasivo l’impressione è che si voglia voltare pagina troppo in fretta, senza fare una discussione approfondita sul sistema di malaffare emerso e sui rischi, tutt’altro che esclusi,che possa tornare”.

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