La guerra investe anche l’alimentazione dei romani: lentamente stanno sparendo dalle tavole carne e pesce, ma anche frutta, cerali e prodotti etnici. È sufficiente fare un giro nei supermercati della Capitale per scoprire che i rincari dell’energia, oltre che sulle tasche, stanno pesando sulle abitudini alimentari. Secondo i dati di Confesercenti Roma,, riporta l’agenzia Nova, a partire da ottobre i consumi subiranno una contrazione almeno del 10 per cento. E la riduzione riguarderà anche i prodotti alimentari.
La spesa ormai è diventata una scelta tra qualità e quantità. “Cerco le offerte”, racconta Susanna, 46 anni, torna a casa con alcune buste appese ai manici del passeggino su cui viaggia anche la figlia Sofia di due anni. “Cerco prodotti con il marchio dei supermercati che mantengono una certa qualità ma costano di meno dei prodotti dei marchi famosi. Oppure valutiamo la spesa online, ma solo quando troviamo prezzi convenienti”. Maura, 63 anni, esce dal supermercato con Airone, un simpatico cane meticcio di mezza taglia. “Sono sola e pensionata – spiega – per la spesa non spendo granché, ma sono spaventata per le bollette del gas. Ammetto di aver smesso di comprare la frutta: ha raggiunto prezzi altissimi, ma per Airone non sono disposta a risparmiare”.
Asia, invece, è una neolaureata: ha 26 anni e ha radicalmente cambiato modo di fare la spesa. “È rincarato tutto – osserva – per questo compro la stessa quantità di ciò che mi serve ma cercando quella che costa di meno, a discapito della qualità. Un discorso che, però, non posso fare per la carne e il pesce, quindi ne compro di meno. Ho scelto di non comprare più alcuni tipi di cereali e il tofu: costano troppo”.
Le bollette di luce e gas sono la preoccupazione principale. Cristina, 59 anni, racconta: “A giugno ho pagato 140 euro, ad agosto è arrivata una bolletta di 544 euro. Eppure l’utilizzo della corrente è stata quella dei mesi precedenti. È aumentato il prezzo della pasta e del pane e questo mi preoccupa. Per la spesa ho ridotto la quantità delle cose più care. Mi piace tanto il salmone, ma adesso non lo compro, oppure lo scelgo una volta al mese”.
Il prezzo della pasta ha fatto cambiare abitudini alimentari anche a Oksana e Alexandra, 56 e 50 anni, ucraine da anni residenti a Roma. “Solitamente facevamo spesa in un supermercato dove il rapporto qualità prezzo era buono, solo saltuariamente. Adesso andiamo sempre a fare spesa al discount ma la stessa pasta, che prima costava 39 centesimi ora costa 60 centesimi. La carne prima la mangiavamo tre volte la settimana, adesso abbiamo ridotto a due o anche una volta ogni sette giorni”.
E il calo dei consumi, inevitabilmente, preoccupa i gestori delle grandi catene di supermercati, che cercano di correre ai ripari. Le ricette per mantenere fidelizzata la clientela vanno dalle offerte alle fasce orarie destinate gli sconti, fino all’estrazione di carte prepagate per la spesa. “I nostri clienti, qui, sono di ogni genere; abbiamo dall’anziano al turista. Finora non abbiamo registrato cali nelle vendite di nessun tipo di prodotto. Le promozioni sono quelle di sempre. Tra le iniziative intraprese c’è l’estrazione di una tessera prepagata da 100 o 500 euro, spendibile nei nostri negozi, a cui si partecipa con dei codici che i clienti hanno per ogni 50 euro di spesa fatta”, spiega Francesca, responsabile del supermercato Conad di piazza Indipendenza.
Le offerte e gli sconti per fascia oraria, invece, sono la politica del Pim in viale Mazzini. “La merce o i prodotti in offerta sono di gran lunga preferiti dai nostri clienti tra i quali annoveriamo tanti pensionati”, chiarisce Luca, direttore della filiale. “Notiamo inoltre un netto aumento della clientela adulta dopo le 20 quando proponiamo il 10 per cento di sconto sull’intera spesa, ad eccezione delle offerte, a tutti i clienti over 65. Random poi, scegliamo un giorno al mese in cui concediamo a tutti uno sconto del 20 per cento”, conclude.