Dalla prossima settimana chi vive in un immobile occupato potrà inoltrare la domanda per richiedere la residenza anagrafica nel comune di Roma. È arrivata ieri la circolare dell’assessore al Decentramento Bruno Catarci che disciplina la direttiva, tanto contestata dal centrodestra, del sindaco Roberto Gualtieri che deroga all’articolo 5 del decreto 80 del 2014 dell’ex ministro Maurizio Lupi, e che rientrava nel Piano casa varato dal governo di Matteo Renzi. La legge del 2014 impedisce il riconoscimento anagrafico della residenza a coloro che vivono in occupazione, ma prevede per i sindaci la possibilità di attuare deroghe. E la direttiva di Gualtieri si è mossa in questo senso. “Ringrazio il prefetto per il lavoro svolto insieme,la circolare emessa è condivisa parola per parola con la prefettura, c’è stata un’ottima sinergia e ora lo strumento è operativo”, spiega l’assessore Catarci, interpellato dall’agenzia Nova.
La misura permetterà ai nuovi residenti di richiedere l’allaccio dell’utenze e di accedere a una serie di servizi pubblici sotto casa, dalla sanità alla scuola e interesserà migliaia di persone che vivono nelle occupazioni “socio-abitative”, scuole, ex caserme, stabili abbandonati, o in alloggi popolari.
Sono due i grandi gruppi che potranno presentare domanda: persone e nuclei familiari svantaggiati dal punto di vista sociale (che abbiano quindi in carico disabili, minorenni, anziani dai 65 anni in poi); persone e nuclei familiari in condizione di svantaggio economico, ovvero con un reddito cumulativo annuo non superiore ai 21.200 euro. La fascia di reddito di povertà è quella individuata dalla Regione Lazio, secondo i parametri di riferimento territoriale. Saranno esclusi coloro che negli ultimi cinque anni abbiano riportato una condanna per reati, per lo più legati alla criminalità organizzata o alla mafia, in doppio grado di giudizio. Potranno far domanda anche tutti i migranti, richiedenti asilo e rifugiati, in possesso del permesso di soggiorno, seppure non siano in grado di certificare il reddito. La richiesta può essere presentata recandosi agli uffici anagrafici del Municipio di riferimento, oppure può essere inviata tramite pec.
Ai richiedenti verrà fatto compilare un modulo, in autocertificazione, in cui si chiede di indicare di quale dei due gruppi si fa parte (svantaggio sociale o svantaggio economico) e in cui si autodichiara di non avere condanne per i reati contemplati. Nelle successive 48 ore, con la formula del silenzio assenso, se l’interessato non riceve alcuna comunicazione dagli uffici municipali, può ritenere riconosciuta la residenza. Avrà poi 60 giorni di tempo per richiedere l’allaccio delle utenze (è obbligatorio) e consegnare la relativa documentazione, in presenza, agli uffici anagrafici di zona. Dal canto loro, nei 45 giorni successivi alla domanda, gli uffici capitolini faranno le verifiche amministrative sulle autocertificazioni.
“Tengo a far sapere che la misura c’è e resta, stiamo organizzando gli uffici, la circolare sarà operativa per sempre e non c’è la necessità di accalcarsi con le richieste nei primi giorni”, chiarisce l’assessore Catarci. “Tra l’altro dai prossimi mesi la procedura sarà disponibile interamente online: stiamo predisponendo la procedura digitale, grazie al sistema capitolino e al collegamento virtuale con l’anagrafe nazionale”, conclude l’assessore.