Caso Alessia Pifferi: secondo la perizia psichiatrica, “capace di intendere e volere”

La donna è sotto processo a Milano per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di solo 18 mesi

“Non essendo dimostrabile né una disabilità intellettiva, né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità, è possibile affermare che Alessia Pifferi al momento dei fatti per i quali è imputata era capace di intendere e di volere”. Sono le conclusioni della perizia psichiatrica che riguarda la donna a processo a Milano per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di solo 18 mesi.

Cosa dice la perizia psichiatrica

“Vista la mantenuta capacità di intendere e di volere non è possibile formulare una prognosi di pericolosità sociale correlata ad infermità mentale”, si legge nelle quasi 130 pagine di relazione scritta dagli esperti che “in presenza di un funzionamento cognitivo integro e di una buona capacità di comprensione della vicenda giudiziaria che la riguarda, sia in termini di disvalore degli atti compiuti sia dello sviluppo della vicenda processuale”, ritengono la donna “capace di stare in giudizi”.

“Al momento dei fatti ha tutelato i suoi desideri di donna rispetto ai doveri di accudimento materno verso la piccola Diana e ha anche adottato ‘un’intelligenza di condotta’ viste le motivazioni diverse delle proprie scelte date a persone diverse che richiedevano rassicurazioni sulla collocazione della bambina”, si legge ancora nella perizia psichiatrica chiesta dai giudici della prima corte d’assise di Milano.

 

 

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