Caso Amara: Davigo chiede di essere assolto, “ho fatto il mio dovere”

Davigo, nel rendere dichiarazioni spontanee, ha affermato di essere "pronto a rendere subito il mio esame perché la vicenda è molto più semplice di quanto sembra. Io credo - ha proseguito - di aver fatto il mio dovere nelle uniche forme in cui andava fatto"

“Credo di aver fatto il mio dovere nelle uniche forme in cui andava fatto”. È un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese in aula a Brescia dall’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, imputato per la vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria.

“Ho chiesto la pubblicità dell’udienza perché ritengo che l’opinione pubblica voglia sapere cosa è successo” ha proseguito aggiungendo di voler essere assolto “per quello che emerge dall’udienza e per questo non ho chiesto l’abbreviato”.

Davigo, nel rendere dichiarazioni spontanee, ha affermato di essere “pronto a rendere subito il mio esame perché la vicenda è molto più semplice di quanto sembra. Io credo – ha proseguito – di aver fatto il mio dovere nelle uniche forme in cui andava fatto”.

“Storari mi informa di una situazione che io ritengo legittima. Io non contesto che Storari mi abbia consegnato una chiavetta. È vero e l’ho detto”, ha affermato Davigo aggiungendo: “Non bisogna scappare dal giudice quando si è innocenti e per questo non faccio eccezioni di competenza territoriali” .

E ancora: “Ho diritto di sapere perché condotte identiche mi vengono contestate come rivelazione di segreti d’ufficio e altre no. Perchè è lecito se lo dico a Curzio (primo presidente della Cassazione e componente di diritto del Csm, ndr) ed è illecito se lo dico a Ermini?”. Il presidente del collegio Roberto Spanó ha ripreso la parola richiamando Davigo: “So che è difficile sfilarsi la toga, ma la invito a calarsi nella parte dell’imputato”.

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