Caso Cucchi: Ilaria, valutiamo querela a Salvini

"Stefano non è morto per droga", risponde la sorella al leader legista che ha detto di rispettare la famiglia ma che il caso "dimostra che la droga fa male"

photo credit: pagina Fb Ilaria Cucchi

“Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto”, afferma Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, in diretta a Circo Massimo, su Radio Capital, dopo che commentando la sentenza di condanna per i carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano Cucchi, il leader leghista Matteo Salvini ha detto che rispetta la famiglia ma il caso “dimostra che la droga fa male”. “Anch’io da madre sono contro la droga – ha aggiunto Ilaria Cucchi – ma Stefano non è morto di droga“.

Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi – ha aggiunto la sorella di Stefano – ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini”.

Mentre il padre di Stefano, Giovanni Cucchi, in un un’intervista al Corriere della Sera commentando la sentenza, ha detto: “Sono stati anni di trincea. Ora avremo un po’ di pace: conforta. Provo un leggero sollievo. Possiamo cominciare a credere nella giustizia”.

L’uomo ha raccontato il lungo calvario della sua famiglia. “Ricordo l’invito del presidente del Senato Pietro Grasso. Disse: chi sa parli. Iniziò con una piccola crepa, poi la crepa si allargò. E oggi – sottolinea – i magistrati Giovanni Musarò e Giuseppe Pignatone hanno avuto l’audacia e il coraggio di riscattare la giustizia”.

“Tutto questo viavai mediatico rinvia l’appuntamento con il silenzio che presto o tardi arriverà, anche se finora, in questi dieci anni, non c’è mai stato il tempo”, spiega Cucchi. “Finora abbiamo dovuto combattere e siamo stati sempre circondati da gente: ci sono stati i media che hanno svolto un ruolo importante, ma quando calerà questo caos allora mi troverò, ci troveremo soli con Stefano”.

Sulla vicenda dice la sua anche don Tonio Dell’Olio, su Mosaico di Pace, la rivista di Pax Christi, commenta la foto che fissa il momento in cui un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri bacia la mano a Ilaria Cucchi “è uno scrigno di significati belli e profondi che faremmo bene a non smaltire frettolosamente sotto altre immagini, altre parole, altri eventi ma a inchiodare piuttosto come quadro sulle pareti della nostra coscienza collettiva”.

 

photo credit: pagina Fb Ilaria Cucchi

 

“Non si è trattato di un gesto di cortesia borghese d’altri tempi – dice il sacerdote attivista – ma del riconoscimento di una lotta strenua e ricca solo di speranza. Quella famiglia merita più che una medaglia perché non ha mai smesso di credere coi fatti negli stessi valori scolpiti a sangue nei primi articoli della Costituzione. E purtroppo il mio pensiero non può che andare ai tanti che hanno attraversato le stesse vicende, subito le medesime violenze e violazioni e che non hanno avuto la fortuna di avere una famiglia così tenace e forte alle spalle”.

“Ci resta la speranza che l’esito di quel processo – sottolinea l’esponente di Pax Christi – possa costituire l’ago della bussola per gli operatori dell’ordine pubblico e nello stesso tempo ripaghi l’amarezza, il dolore, la delusione di chi si è sentito colpito alle spalle da coloro che hanno il dovere di tutelare sempre, in ogni caso, a qualunque costo, tutti i cittadini“.

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