“Sicuramente cio’ che non ha funzionato e che non funziona e’ un vuoto normativo nazionale e anche regionale” sui disabili e sul ruolo del caregiver familiare: lo afferma l’assessora capitolina alle politiche sociali, Barbara Funari, in un’intervista a Repubblica sul questionario inviato a Roma e a Nettuno alle famiglie con disabili a carico che ha indignato i cittadini che devono compilare il modulo per ottenere i fondi della Regione Lazio. Ai familiari dei disabili gravissimi, veniva chiesto tra l’altro di esprimere un voto da zero a quattro su quanto si vergognino dei loro figli. “Non ho alcun problema anche a scusarmi”, ha aggiunto Funari, “ogni giorno ci si deve mettere in discussione e, senza guardare a chi compete una cosa, essere vicini e riconoscere subito quello che non funziona, correggendolo rapidamente senza cercare scuse”. “Ci sono diverse proposte di legge depositate relative al ruolo del caregiver familiare, che eviterebbero anche errori procedurali e che consentirebbero di mettere in campo una cornice seria”, ha sottolineato l’assessora.
“Tutto nasce dal fatto che in una procedura finalizzata a realizzare un albo dei caregiver, in cui occorre programmare e finanziare interventi, forse non c’era proprio bisogno di una valutazione dello stress”, ha aggiunto, “quando pero’ si chiede di monitorare appunto lo stress ci si deve riferire ad elementi oggettivi. A quel punto i medici hanno ritenuto di utilizzare uno strumento riconosciuto a livello internazionale nel mondo scientifico, abbastanza accreditato. Ma parliamo di aspetti su cui, a mio avviso, non c’era bisogno di entrare”.
Sull’opportunita’ di chiedere a un genitore quanto si vergogni del figlio disabile, Funari ammette: “Ovviamente non e’ opportuno e io non farei mai domande del genere, ma sulla scientificita’ di quello strumento non ho mezzi per poter fare una valutazione piu’ tecnica. Mi preoccupo invece del fatto che ancora oggi per i caregiver familiari e’ stato fatto molto poco”.
L’assassora ha espresso la volonta’ di “condividere e progettare servizi territoriali” insieme ai caregiver: “La procedura e’ complessa, ci sono 15 municipi, che lavorano in maniera integrata con le Asl, e a me spetta il coordinamento degli interventi da mettere in campo. Abbiamo inoltre difficolta’ fondi con i fondi che attendiamo a livello nazionale, ma oltre alle risorse economiche occorre favorire la presa in carico delle persone e dare risposte”.