Caso Durigon, arriva “daspo” Borsellino a Salvini

Condanna fascismo non basta, "non parli più di mio fratello"

Claudio Durigon
Claudio Durigon, dal profilo Fb

“Finché Salvini non farà dimettere Durigon, gli chiedo di non parlare più di mio fratello e non partecipare a cerimonie in via d’Amelio”. A due settimane dallo scoppio del “nuovo” caso Durigon e da quella proposta di intitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini invece che a Falcone e Borsellino, il “daspo” nei confronti del leader leghista arriva direttamente da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. Una presa di posizione netta, dura, volta a smuovere le acque che nessuno nella Lega – a iniziare dallo stesso Salvini – ha intenzione di increspare. Nella speranza che, passata la pausa estiva, si spengano i riflettori su quella che dalle parti di via Bellerio considerano una banale polemica ferragostana. Salvini, in realtà – come fatto oggi con l’apertura ai corridoi umanitari per donne e bambini afghani – aveva provato ieri a correggere il tiro del suo sottosegretario (che da giorni evita con attenzione la ribalta pubblica) e pur difendendolo (“Durigon è bravissimo e nella Lega non c’è alcun nessun nostalgico”) aveva però scandito la propria condanna al regime: “Fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia fortunatamente, siamo in democrazia e continueremo a viverci – aveva detto a Radio 24 -. Quel parco a Latina è stato per decenni intitolato al fratello di Mussolini, quindi non è nulla di nuovo ma non ci interessa il ritorno al passato. Siamo nel 2021, diritti e libertà non si toccano”.

Ma non è bastato: “Se non fosse una cosa reale, sembrerebbe una barzelletta – si rammarica infatti oggi Salvatore Borsellino dalle colonne de Il Fatto – È uno sfregio alle vittime di mafia e a noi familiari che ogni giorno proviamo a tenerne viva la memoria”, colpisce duro su un tema come la lotta alla mafia da sempre baluardo di Salvini (che del magistrato è arrivato persino a indossare il ritratto sulla mascherina). E dunque, Borsellino, allunga oggi la lista di chi invoca una cacciata dal Governo di Durigon. In attesa di un suo passo indietro, di una moral suasion di Draghi o della revoca delle deleghe da parte del ministro Franco. Tutto ciò non avvenisse, come annunciato già a inizio agosto, è pronta la mozione di sfiducia dei 5 Stelle che – ad oggi – raccoglierebbe i voti di Pd e Leu.

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