“Io credo che il tempo decorso ci consenta di arrivare a delle conclusioni”. Lo ha affermato Giancarlo Capaldo, già procuratore aggiunto presso la procura della Repubblica di Roma, contitolare, dal 2009 al 2015, del procedimento relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sui casi delle due ragazze, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, ricordando gli interventi del Papa e aggiungendo che “per il Vaticano si è trattato di un ricatto internazionale”. “La mia convinzione è che questo sicuramente non è vero: non siamo di fronte a un ricatto internazionale”, ha detto Capaldo.
“La mia convinzione personale è che il sequestro aveva una funzione di ricatto”, il cui contenuto non è stato possibile accertare, ma tra le possibili ipotesi di ricatto “penso vada escluso con fermezza quello internazionale per tanti motivi ivi compreso il fatto che il soggetto usato, una ragazzina, per un ricatto internazionale era del tutto incongruo”. Secondo Capaldo andrebbe capito il motivo “per cui il Vaticano ha pensato alla pista internazionale. Credo non abbia mai espresso, motivato o provato quale potrebbe essere questo motivo posto che lo scambio tra Emanuela Orlandi e Ali Agca era uno scambio del tutto incongruo. Agca era un condannato definitivo all’ergastolo e il ricatto avrebbe dovuto essere effettuato nei confronti dello Stato italiano più che del Vaticano. E poi era incomprensibile la scelta dell’oggetto del ricatto: normalmente si sceglie una persona molto legata a chi dovrebbe cedere al ricatto, non una persona genericamente gravitante nell’ambiente”.
Capaldo ha anche puntato l’attenzione su un'”anomalia in questa vicenda sotto il profilo che, normalmente, i rapitori devono colloquiare con coloro dai quali vogliono ottenere qualcosa e per farlo devono avere la prova del sequestrato in vita. In tutta la vicenda Orlandi i presunti sequestratori, che hanno cercato di intavolare in vario modo trattative con il Vaticano, non hanno mai dato prova di averla in mano”.
Tra le ipotesi c’è anche quella che Emanuela “sia sparita proprio in Sant’Apollinare, questa ipotesi andava un pochino più approfondita”, ha affermato Capaldo. “Se riteniamo che Minardi (Sabrina, (ex fidanzata di De Pedis ndr) dica il vero e che De Pedis sia responsabile del prelevamento della ragazza” allora “il prelevamento di Emanuela poteva essere fatto per strada ma era estremamente pericoloso, era più semplice prelevarla all’interno di Sant’Apollinare con una scusa qualsiasi – ha aggiunto – Questa è solo una ipotesi che nasce dal fatto che il momento della scomparsa fisica di Emanuela nessuna ce l’ha descritta”. “Sembra che Emanuela sia uscita da scuola”, ha ricordato Capaldo osservando però che “molte dichiarazioni delle ragazze non sono secondo me particolarmente affidabili e sicure”. “Mi sembra difficile ipotizzare un rapimento alla luce del sole in Corso Rinascimento”, ha continuato.