Caso Raiola: è morto. Ma lui twitta: “è la seconda volta che mi uccidono”

E' comunque gravissimo al San Raffaele. Zangrillo 'combatte, 'indignato da chi specula sulla sua vita' (

“Stato di salute attuale per chi se lo chiede: incazzato, è la seconda volta in 4 mesi che mi uccidono. Sembrano anche in grado di rianimare”. E’ il tweet apparso sul profilo ufficiale di Mino Raiola, che smentisce categoricamente la notizia della sua morte circolata in queste ore

Il 54enne procuratore sportivo ricoverato all’ospedale San Raffaele dove a gennaio scorso era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per problemi polmonari. A quanto si e’ appreso, le condizioni di Raiola sono comunque molto gravi.

Smentite sulle voci della morte di Mino Raiola, agente di alcuni tra i migliori calciatori del mondo e uno dei re riconosciuti del calciomercato, arrivano anche da Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele: “Sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo”, ha fatto sapere il primario.

Protagonista indiscusso del calciomercato degli ultimi 15 anni, tra gli assistiti del procuratore anche il Pallone d’oro Pavel Nedved. Attualmente Raiola è anche l’agente di campioni del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Gigio Donnarumma, Erling Haaland, Matthis De Ligt, Paul Pogba e Mario Balotelli.

Mino Raiola, 54 anni, nato a Nocera inferiore e cresciuto in Olanda, dove ha lavorato nella pizzeria di famiglia prima di intraprendere la carriera di procuratore sportivo, è considerato uno dei procuratori più potenti del mondo del calcio. Nel 2020 la rivista Forbes indicò il suo nome al quarto posto al mondo tra gli agenti internazionali in virtù di un fatturato da 84.7 milioni di dollari e con un giro di affari chiusi per un valore di 847.7 milioni. A Ibrahimovic disse: “Vuoi diventare il miglior calciatore al mondo o quello che guadagna di più?”. Nel 1967 si trasferì con la famiglia ad Harleem. Suo padre apre un ristorante e il giovane Mino, con la maturità classica in tasca allora nemmeno immaginava di scalare le vette del calcio internazionale. È precoce: fa il cameriere, il contabile e a 19 anni addirittura acquista un McDonald, lo rivende quasi subito e mette da parte un tesoretto che saprà come implementare. All’età di vent’anni fondò una propria prima società di intermediazione, la Intermezzo. Intanto divenne direttore sportivo dell’Haarlem. Grazie a un accordo con il sindacato dei calciatori divenne poi rappresentante all’estero dei giocatori olandesi. Nel 1992 portò Bryan Roy al Foggia, mentre nel 1993 intercorse come mediatore nella trattativa che portò Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter. Fondò la società Sportman con sede a Montecarlo, ma con uffici di rappresentanza anche in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Da lì ha curato le carriere di alcuni tra i più grandi calciatori al mondo seguendoli nel processo di crescita e poi trovando il momento migliore nel quale un trasferimento potesse tradursi in monetizzazione.

Negli ultimi anni Raiola, assieme a Mendes, Barnett e Manasseh, ha creato un’associazione di super procuratori in aperto contrasto con la Fifa e il suo proposito di riformare la categoria. Il 12 gennaio scorso erano trapelate indiscrezioni sulle sue condizioni di salute preoccupanti: era stato ricoverato e operato all’ospedale “San Raffaele” di Milano per una patologia polmonare non legata a un’infezione da Covid. Il suo staff, però, si affrettò a precisare che quelle cure a cui era stato sottoposto rientravano in un ciclo di controllo programmati da tempo.

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