Caso Regeni, Pignatone: non possiamo fare di più

Per il procuratore, solo nuovi elementi da autorità egiziana potrebbero sbloccare la situazione. Mentre caso Diciotti mostra indipendenza magistratura

“La collaborazione con la procura generale del Cairo ha avuto alcuni esiti positivi, ma non ha finora consentito l’acquisizione di prove certe di colpevolezza. Io credo che dal punto di vista giudiziario la situazione possa essere sbloccata solo da elementi nuovi che dovessero essere acquisiti, e a noi trasmessi, dall’autorità egiziana”. Lo ha affermato il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, in un’intervista alla Stampa in cui spiega che la magistratura italiana non può fare di più per cercare la verità sull’omicidio di Giulio Regeni.

In merito allo scontro tra politica e giustizia, “la polemica tra politica e magistratura caratterizza, con alti e bassi, la nostra vita pubblica da decenni. Io non credo che ci siano categorie perfette per definizione e altre inevitabilmente dannate. E in democrazia la libertà di pensiero e di critica sono un bene fondamentale”, ha commentato Pignatone.

“Noi dobbiamo fare bene il nostro lavoro, con decisioni che siano e appaiano imparziali e comprensibili. Dopo di che – aggiunge in riferimento al caso Diciotti – il fatto che siano oggetto di indagini e processi non la politica, ma singole condotte ritenute illecite di singoli uomini politici, rientra nel sistema di pesi e contrappesi proprio della nostra Costituzione, che prevede espressamente l’indipendenza della magistratura e l’obbligatorietà dell’azione penale”.

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