Non ne possono più di un rogo, o quasi, al giorno. Il parco di Centocelle brucia, e gli abitanti delle zone limitrofe hanno organizzato per stasera alle 20 un flash mob. L’obiettivo è chiedere maggiore tutela per questo spazio, che una volta era verde ma che ora è solo una distesa di sterpaglie bruciate.
“Non siamo la terra dei roghi”, dicono i cittadini. E sì perché questo potrebbe essere un polmone d’ossigenazione tra i quartieri Casilino e Don Bosco. E invece si è trasformato in una fonte di inquinamento.
L’inquinamento riguarda non solo l’aria, ma anche l’acqua. In quello che viene chiamato il Canalone, manufatto dell’epoca fascista, è ammassata una grana quantità di rifiuti, una parte speciali, tanto da aver contaminato le falde acquifere.
Ad inizio primavera è intervenuto il Comune, debolmente. Un cartello affisso nel parco dice: “A seguito dei primi interventi di urgenza, che hanno visto in campo squadre dei vigili del fuoco, la protezione civile e il dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale, visto il perdurare delle criticità, la Prefettura ha predisposto con procedura d’urgenza, una pianificazione degli interventi per il superamento dell’emergenza e la messa in sicurezza ambientale del parco archeologico adottati con ordinanza della sindaca del 10 febbraio 2017”.
Dunque per i cittadini serve una bonifica di tutta l’area. Una bonifica che dovrebbe includere pure gli autodemolitori, che invece il Campidoglio ha autorizzato a stare nella zona.
E si sa, piove sempre sul bagnato. La Difesa ha intenzione di stabilire nel parco di Centocelle una sorta di “Pentagono italiano”, una struttura di coordinamento tra tutte le forze armate. Dunque, a quel punto sarà più difficile qualsiasi progetto che rilanci l’utilità pubblica di quella zona