Migranti e il Centro Astalli, nel 2019 in 375 accolti a Roma

Il presidente p. Ripamonti: "Le politiche verso i migranti restrittive, di chiusura - se non addirittura discriminatorie - che hanno caratterizzato l'ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità"

Migranti su barcone
Migranti su barcone (immagine di repertorio)
Sono state 20 mila – tra rifugiati e richiedenti asilo – le persone incontrate nel 2019 dal Centro Astalli. Di questi, 11 mila a Roma. E’ quanto emerge dal Rapporto 2020 del centro dei Gesuiti in prima linea per migranti e rifugiati.
Nel dettaglio, nel 2019 si segnalano 2.384 accessi agli ambulatori del Centro, si tratta soprattutto di persone arrivate dal Mali e dall’Afghanistan; il 49 per cento senza copertura del Servizio sanitario nazionale. Gli arrivi nel 2019 su tutto il territorio nazionale sono calati del 50%.
Nel 2019 il Centro Astalli ha provveduto a distribuire 56.475 pasti; ha accolto 835 persone di cui 375 a Roma. I beneficiari dei progetti del Centro Astalli sono stati 1495.

Per padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, c’è “l’impressione che il 2020 sia uno spartiacque e che il 2019 sia lontano, come se non ci fosse continuità. In realtà non è così, i dati del Rapporto fanno comprendere il nostro oggi che abbiamo preparato in modo poco lungimirante, dovevamo passare dall’emergenza alla programmazione, invece l’emergenza sanitaria del Coronavirus ha smascherato la direzione verso cui ci siamo incamminati. Allora il 2020 può diventare uno spartiacque se ripartiremo in una prospettiva di solidarietà. Se non lo faremo, toccheremo il fondo”. E l’intesa su colf e badanti nel dl rilancio viene definita solo parziale.

Ripamonti afferma che “le politiche nei confronti dei migranti, restrittive, di chiusura – se non addirittura discriminatorie – che hanno caratterizzato l’ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’intera società più vulnerabile. I dati che presentiamo (riferiti al 2019, ndr) dimostrano quanto oggi sia alto il prezzo da pagare in termini in di sicurezza sociale per non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti”.

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