Il contestato incarico di Antonio Migliardi come Capo del Personale di Ama ha finalmente registrato un passo indietro, dopo mesi di crescente pressione da parte dei sindacati e delle opposizioni capitolina. Le critiche riguardavano le modalità poco chiare del suo ingresso in Ama da Invitalia, società che è anche la fonte attuale del presidente di Ama, Daniele Pace.
La reazione dei rappresentanti sindacali è di sollievo, definendo il passo indietro di Migliardi una risposta alle preoccupazioni espresse dalla Cgil e dalla Funzione Pubblica Cgil di Roma e Lazio nel 2022 e nel 2023 sulla legittimità del suo incarico. Tuttavia, sorge ora la preoccupazione sulla validità degli atti firmati da Migliardi durante il suo periodo come Capo del Personale, un aspetto su cui gli organi competenti dovranno fare chiarezza.
La Cgil esprime l’aspettativa che l’individuazione del nuovo capo del personale avvenga con trasparenza e chiarezza, seguendo un impegno concreto per il cambiamento di passo necessario ad Ama per migliorare la qualità del lavoro e del servizio. La richiesta è di un piano industriale e di investimenti, oltre a una valorizzazione del personale che sia trasparente.
Le dimissioni di Migliardi potrebbero avere implicazioni più ampie, come suggerito dal presidente della commissione Trasparenza, Federico Rocca. Il fatto che il presidente Pace abbia evitato tre convocazioni in commissione Trasparenza potrebbe indicare difficoltà nel giustificare alcune decisioni, in particolare gli incarichi assegnati.
Rocca sottolinea la necessità che anche il presidente Pace assuma responsabilità, chiedendo le sue dimissioni per aver nominato un capo del personale che ha occupato la posizione in modo illegittimo, a spese dei cittadini romani.
Le critiche arrivano anche dai gruppi consiliari capitolini M5S e Lista Civica Raggi, che sollevano interrogativi sulla gestione della cosa pubblica. La loro nota congiunta pone l’accento sull’assunzione di Migliardi nel 2022, avvenuta senza rispettare bandi e procedure trasparenti, ma attraverso una telefonata informale, nominando una persona già in pensione da un anno. L’interrogativo finale è su quando si comincerà a considerare i soldi pubblici come frutto delle tasse dei cittadini.