Coronavirus: ecco i verbali del Comitato tecnico scientifico

Pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi i verbali su cui sono stati basati i Dpcm emessi nel corso dell'emergenza coronavirus

Sul sito della Fondazione Luigi Einaudi sono stati pubblicati i verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico su cui sono stati basati i Dpcm emessi nel corso dell’emergenza coronavirus. I verbali pubblicati sono quelli relativi alle riunioni del 28 febbraio, 1° marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile. “Alla regola della trasparenza – ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo nell’Aula del Senato sulle misure anti Covid – non intendiamo rinunciare”. Ecco cosa contengono i verbali.

Verbale Cts 28 febbraio

Il Comitato tecnico scientifico, lo scorso 28 febbraio, una settimana dopo l’individuazione del paziente uno a Codogno, reputava “complessa” la situazione epidemiologica in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Nel verbale si legge: “Le Regioni Emilia 4 Romagna, Lombardia e Veneto presentano, invece, una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste come segue: sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo o religioso, anche se svolti in luoghi chiusi, ma aperti al pubblico (es: grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose). Si propone che tale misura sia prorogata sino all’8 marzo 2020”. Tra le misure, anche la “sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati e “il divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle tre regioni per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni”, la “chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado”, “adozione misure igieniche per malattia a diffusione respiratoria”. Il Comitato tecnico scientifico, nella seduta del 28 febbraio scorso, tenutasi nella sede del Dipartimento della Protezione civile, confermava “tutte le misure previste per la cosiddetta ‘zona rossa’, ovvero per gli 11 comuni”, 10 in Lombardia e uno in Veneto dove si stava maggiormente diffondendo il Covid-19.

Verbale Cts 1° marzo

Nel verbale numero 14 dello scorso 1 marzo, il Comitato tecnico-scientifico in merito al coronavirus “esprime la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci”. Per il Cts “l’utilizzo delle strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid-19”. Il Comitato “ritiene necessario che, nel minor tempo possibile, in strutture pubbliche e in strutture private accreditate sia attivato un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale” ed “attivato, a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilità di posti letto del 50 per cento in terapia intensiva, del 100 per cento in reparti di pneumologia e in reparti di malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita) e con la possibilità di attuare quanto previsto dalle ‘Linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da Covid-19’ emanate in data 29 febbraio 2020”. “L’attivazione dei posti letto – è scritto nel documento – dovrà garantire il controllo delle infezioni anche attraverso la rimodulazione locale delle attività ospedaliere. Il Cts ritiene, inoltre, che sia necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all’assistenza, prevedendo un percorso formativo ‘rapido’ qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva. A tal fine”, conclude sempre il verbale, “si raccomanda l’uso dei corsi Fad (Formazione a distanza) disponibili presso l’Istituto superiore di sanità”.

Verbale Cts 7 marzo

Il Cts ha proposto il 7 marzo scorso di “rivedere la distinzione tra le cosiddette zone rosse (gli undici comuni isolati con il Dpcm del primo marzo) e zone gialle” (Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro, Urbino e Savona). In tal sede gli esperti hanno raccomandato di “definire due livelli di misure di contenimento da applicarsi l’uno nei territori in cui si è osservata la maggiore diffusione del virus, e l’altro sull’intero territorio nazionale”. Il Comitato, si legge nel verbale, ha pertanto individuato le zone “cui applicare misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi nell’intero territorio nazionale nelle seguenti: Regione Lombardia e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro Urbino; Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti”.

Sempre il 7 marzo, con un documento riservato inviato al ministro della Salute Roberto Speranza, sull’analisi della situazione epidemiologica, il Comitato tecnico scientificio propone al governo di “adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, l’altro sul territorio nazionale”. Nello specifico: misure più rigorose in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti”. Due giorni dopo, però, il presidente del Consiglio Conte con il Dpcm del 9 marzo dà il via al lockdown estendendo le stesse misure a tutto il territorio nazionale senza distinzioni e senza citare a giustificazione del provvedimento alcun atto del Comitato tecnico scientifico. E’ questa la novità di maggiore rilievo che emerge dalla lettura dei cinque verbali. Per quanto riguarda le misure da adottare sull’intero territorio nazionale, il Comitato ha confermato l’utilità di “tutte le misure di carattere nazionale già individuate dal Dpcm del 4 marzo 2020”, individuandone poi di nuove. Tra queste “l’apertura al pubblico dei musei ed altri istituti e luoghi della cultura, a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata o tale da evitare assembramenti; lo svolgimento di attività di ristorazione e bar con obbligo di far rispettare la distanza interpersonale; la sospensione delle attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, sale bingo e discoteche; il divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione per i soggetti sottoposti a quarantena; limitazione della mobilità ai casi strettamente necessari; la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado; la sospensione dell’attività dei tribunali; l’apertura dei luoghi di culto condizionata all’adozione di misure di sicurezza tali da garantire il distanziamento”.

Verbale Cts 30 marzo

Il Cts rileva che, a proposito dell’osservanza delle circolari e delle raccomandazioni emanate dal ministero della Salute per contenere la diffusione del Covid-19, “alcune raccomandazioni e/o norme tecniche o circolari, nonostante la emanazione e la distribuzione ai territori, non vengano prontamente recepite dal territorio mostrando la mancanza di applicazione delle decisioni assunte”. “Per tale motivo – spiega sempre il Comitato – al fine di dare immediata ed ampia applicazione delle decisioni o delle raccomandazioni, il Cts propone al capo del dipartimento della Protezione civile ed al ministero della Salute la eventualità di emanazione di ‘ordinanze di Protezione civile’, avente maggiore forza normativa”. Inoltre nel verbale del 30 marzo, il Cts elenca in un vero e proprio decalogo le regole per i bambini. “Al fine di migliorare la qualità della vita dei bambini durante la permanenza a casa nella vigenza del periodo di contenimento del contagio, propone il seguente modello di approccio: organizzare la giornata secondo un preciso schema (dal risveglio fino all’ora di dormire), nel rispetto di quelli che erano gli orari pre-coronavirus; evitare di tenere sempre accesa la televisione o la radio, ma selezionare ogni giorno cosa vedere (evitare che si tratti sempre di coronavirus)”. “Se si dispone di spazi all’aperto programmare un’ora al giorno di attività libera, ma nel rigoroso rispetto del distanziamento sociale”, continua il documento che invita a “coinvolgere i bambini, in rapporto all’età, nelle attività domestiche”, a “coltivare o iniziare un hobby”, a “insegnare a cucinare, in rapporto all’età, e a mangiare (cosa, quanto, come). Se possibile e nel rispetto del distanziamento sociale – prosegue sempre il verbale – farsi accompagnare a fare la spesa; coltivare l’igiene personale in autonomia (dal lavaggio delle mani, al lavaggio dei denti, alla doccia o bagno) e l’igiene degli ambienti (cambiare l’aria almeno due volte al giorno); insegnare a fare attività motoria in casa, almeno un ora al giorno e, se possibile, a finestra aperta. Raccontiamoci (ogni componente del nucleo familiare racconta qualcosa a turno)”.

Verbale Cts 9 aprile

Il lockdown “deve essere rimosso progressivamente e per fasi successive in base alla valutazione e alla gerarchia del rischio in ciascuna struttura a rilevanza sociale”. E’ questa la conclusione alla quale era giunto il comitato tecnico scientifico nella riunione sull’emergenza coronavirus presso il dipartimento della Protezione civile del 9 aprile scorso. Sul verbale della riunione si legge anche: “il processo deve essere supportato dal monitoraggio sierologico e dalla riorganizzazione del lavoro e dell’educazione scolastica con modalità smart (formazione a distanza)”. Nella stessa riunione il ministro della Salute Roberto Speranza aveva messo in evidenza “la necessità di procedere seppur con grandissima prudenza, alla progressiva ma cauta riduzione delle misure di contenimento, pur riconfermando le misure esistenti relative agli spostamenti e ai comportamenti individuali”.

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