La sindaca di Roma Virginia Raggi puo’ restare al suo posto. Lo ha deciso la prima sezione civile della corte d’appello della capitale (presieduta da Corrado Maffei) che nel bocciare il ricorso presentato dall’avvocato Venerando Monello, iscritto al Pd, ha anche sancito la validita’ del contratto da lei stessa sottoscritto con il M5S, prima delle elezioni amministrative del 2016 e previa adesione al cosiddetto ‘codice etico’. Nella veste di cittadino-elettore, Monello, il cui ricorso era gia’ stato respinto dal tribunale nel 2017, puntava a una dichiarazione di ineleggibilita’ della sindaca (“per lesioni dei principi costituzionali e democratici”) e alla nullita’ del contratto stipulato con il Movimento.
Nelle venti pagine di sentenza, la corte d’appello ha spiegato come “la richiesta di decadenza di Raggi dalla carica di sindaca sia del tutto destituita di fondamento, alla luce della normativa elettorale vigente e della sua interpretazione costituzionalmente orientata, e non possa che essere rigettata”.
Nel provvedimento, e’ spiegato che il tribunale aveva respinto la domanda “una volta preso atto che l’avvocato Monello era estraneo al Movimento Cinque Stelle e, come tale, non era legittimato ad esperire l’azione di nullita’ avverso un atto negoziale (il codice di comportamento, ndr) proprio di un’Associazione di cui egli non faceva parte, con conseguente carenza di un concreto interesse a fare valere la relativa pretesa nullita’”.
Inoltre, per i giudici di appello “la sottoscrizione pre-elettorale del ‘codice di comportamento’ del M5S non costituisce in alcun modo un mezzo per condizionare a posteriori l’attivita’ politica del soggetto eletto, ma solo lo strumento formale di adesione del singolo iscritto al progetto e al programma politico del Movimento, con l’assunzione di un impegno etico-politico che non puo’ incidere sul diritto costituzionale di elettorato passivo che l’appellante, nel caso di specie, vorrebbe svuotare e porre nel nulla”.